Quotidiano Energia - Acer e Ceer vogliono maggiori informazioni sui contratti di fornitura di gas di lungo-termine, in particolare sui modelli su cui si basano le indicizzazioni di prezzo e sulle date di scadenza, al fine di poter valutare con più esattezza i rischi per la sicurezza energetica della Ue. E’ quanto emerso venerdì nel corso di un webinar sul rapporto di monitoraggio del mercato del gas all’ingrosso (Mmr) che i due organismi pubblicheranno a breve. E nel quale Acer e Ceer raccomanderanno non a caso l’introduzione di un obbligo di notifica dei termini dei contratti gas.
Attualmente, è stato rilevato durante il webinar, i contratti sono protetti da clausole di riservatezza commerciale, rendendo difficile per le autorità di regolazione ottenere una visione generale sulla sicurezza delle forniture.
Visione che, è da ricordare, in Italia è stata in parte resa possibile dal monitoraggio di Arera sui costi dei contratti gas, contenuto in una segnalazione inviata a Governo e Parlamento il mese scorso.
I dati parziali cui Acer ha avuto accesso mostrano che le diverse formule di indicizzazione adottate si riflettono in marcate differenze tra i prezzi dei contratti di lungo-termine, alcuni dei quali sono divenuti nell’ultimo anno notevolmente più economici rispetto ai prezzi spot. Ad esempio, il prezzo del gas del contratto indicizzato al petrolio tra Italia e Algeria era stimato ad aprile a meno di 40 €/MWh, circa un terzo di quanto previsto lo stesso mese per le forniture norvegesi al Belgio, collegate invece al Ttf.
Sempre ad aprile, il prezzo di un contratto di fornitura Gnl statunitense alla Spagna è stimato in oltre 80 €/MWh, poco più del gas russo via tubo venduto all’Ungheria.
E a proposito di gas russo, Acer e Ceer sottolineano che molti contratti di lungo-termine stipulati con Gazprom hanno una durata che va ben oltre il 2027, data fissata da Bruxelles per il completo affrancamento dalle forniture di Mosca: “Un aspetto che aggiunge complessità all’attuale quadro”, notano i due organismi dei regolatori Ue.
La Commissione ha intanto pubblicato i consueti rapporti trimestrali sull’elettricità e il gas.
Il report sul gas evidenzia l’estrema volatilità dei prezzi che ha caratterizzato il periodo, con il Ttf salito fino a 212 €/MWh all’inizio di marzo di pari passo con le quotazioni del greggio (138 $/b) e del carbone (360 €/mln ton).
Nei primi tre mesi del 2022 le importazioni di gas della Ue, salite del 10% rispetto a un anno prima nonostante un calo dell’8% dei consumi, hanno comportato un esborso di 78 miliardi di euro (di cui 27 mld € destinati alla Russia), con il Gnl divenuto la principale fonte di approvvigionamento con il 34% dell’import totale di gas extra-Ue. Le importazioni di Gnl sono salite del 72%.
Lato elettricità, Bruxelles registra un prezzo medio nel trimestre dell’European Power Benchmark pari a 201 €/MWh, il 281% in più nei confronti dello stesso periodo del 2021, a fronte di un leggero calo dei consumi (-1%).
Gli aumenti più marcati dei prezzi elettrici all’ingrosso si sono avuti nei tre mesi in Spagna e Portogallo (+411%), Grecia (343%) e Francia (+336%), con l’Italia che ha registrato il prezzo medio trimestrale più alto (249 €/MWh), superiore del 318% rispetto ai primi tre mesi del 2021.
Nel periodo la generazione da rinnovabili Ue è cresciuta dell’1% raggiungendo il 39% del totale, due punti in più del 37% dei combustibili fossili che hanno però messo a segno un aumento maggiore (+6%). In calo è risultata nei tre mesi la produzione idroelettrica (-27%) e nucleare (-9%).
La presentazione del webinar Acer-Ceer e i report su elettricità e gas sono disponibili in allegato sul sito di QE.
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