Piano industria: “Più fondi Ue per evitare frammentazione”

Quotidiano Energia - Se il Consiglio Europeo si è mostrato diviso sul Green deal Industrial Plan presentato dalla Commissione all’inizio del mese, l’Europarlamento ha invece espresso una ferma posizione sui due principali nodi su cui ancora non c’è accordo tra i 27: i finanziamenti Ue e gli aiuti di Stato.


In una risoluzione adottata ieri con 310 voti favorevoli, 155 contrari e 100 astenuti, l’aula di Strasburgo ha messo in chiaro che le iniziative previste dal Piano industriale “devono essere finanziate con fondi supplementari nuovi” reperiti già nella revisione intermedia del Quadro finanziario pluriennale (Qfp) in programma prima dell’estate, che “rappresenta un’opportunità tempestiva e unica per integrare eventuali nuovi fondi nel bilancio della Ue”.

Le nuove risorse proprie, spiega la risoluzione, “sono un fattore chiave per consentire all’Unione di attuare le sue priorità politiche”, evitando che vengano “finanziate a scapito dei programmi e delle politiche Ue esistenti”. L’esecutivo comunitario dovrebbe essere quindi “ancora più ambizioso e presentare proposte per nuove risorse proprie autentiche”.

In particolare, il previsto Fondo europeo sovrano Ue “non deve essere finanziato a spese dei fondi di coesione o dei fondi già impegnati”, poiché uno degli obiettivi di questo strumento è proprio quello di “evitare la frammentazione causata dai sistemi nazionali e garantire una risposta europea veramente coesa alla crisi attuale”.

Il Fondo dovrebbe finanziare infrastrutture energetiche transfrontaliere, evitando effetti “lock-in” sui combustibili fossili, nonché la produzione di energia rinnovabile, l’efficienza energetica, la cibersicurezza, la competitività industriale, l’economia circolare, la sicurezza alimentare, lo sviluppo sostenibile, la sanità, le materie prime e lo spazio.

Parte dellei risorse proprie potrebbero arrivare dalla prevista imposta sulle transazioni finanziarie, sulla quale Strasburgo esorta Commissione e Stati membri a “fare tutto il possibile per raggiungere un accordo entro la fine di giugno 2023”.

Gli europarlamentari chiedono poi di rafforzare il programma InvestEU nella revisione intermedia del Qfp e incoraggiano la Commissione e gli Stati membri a “prestare particolare attenzione ai settori ad alta intensità energetica nei capitoli REPowerEU attualmente in fase di elaborazione”. In questo settore, il sostegno finanziario alla transizione dovrebbe essere accresciuto, “al fine di assicurarne la competitività e la sostenibilità nel contesto dei prezzi elevati dell’energia”.

La risoluzione (disponibile in allegato) evidenzia “i molteplici vantaggi che comporta il fatto di operare attraverso il bilancio Ue anziché attraverso la fornitura di un aiuto di Stato nazionale non coordinata”. Di conseguenza, l’Europarlamento “si oppone fermamente a qualsiasi tentativo di allentare le norme in materia di aiuti di Stato senza fornire una soluzione europea a tutti gli Stati membri che non dispongono di ampie capacità di bilancio per fare affidamento su massicci aiuti di Stato”. Infatti, “norme non coordinate sugli aiuti di Stato in tutta Europa ostacolerebbero la ripresa economica e metterebbero a rischio l’esistenza del mercato unico”.

Le norme sugli aiuti di Stato dovrebbero perciò “essere semplificate solo per consentire una flessibilità mirata, temporanea, proporzionata e coerente con gli obiettivi politici della Ue”.

Venendo infine alla strategia di rilancio industriale Inflation Reduction Act (Ira) degli Usa, che assieme a quella cinese Made in China 2025 (Mic) ha spinto la Commissione ha rispondere con il Green deal Industrial Plan, l’Europarlamento invita Bruxelles “ad adottare una posizione più decisa nella lotta alla concorrenza globale sleale causata da aiuti di Stato ingiustificati”.

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