(ANSA) - ROMA, 12 GIU - "Altro che corsie preferenziali per le rinnovabili, il decreto aree idonee si configura come un'ulteriore barriera per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia e quindi non solo per le politiche climatiche, ma anche per l'indipendenza e la sicurezza energetica": A dirlo in un comunicato congiunto sono Greenpeace, Legambiente e Wwf.
"Dopo che solo qualche settimana fa è stato approvato il decreto-legge Agricoltura, che limita drasticamente il fotovoltaico nei terreni agricoli, norma sconsiderata - prosegue la nota congiunta -, l'accordo sulle aree idonee amplia ulteriormente le restrizioni, dando di fatto una nuova stretta".
"L'ultima versione del decreto - scrivono ancora le ong -, fondamentalmente lascia carta bianca alle Regioni nella selezione delle aree idonee. Risultato: il quadro autorizzativo per le rinnovabili diventa ancor più complicato, senza una cornice di principi omogenei. L'esito di questo percorso saranno leggi regionali disomogenee, che complicheranno ulteriormente il quadro regolatorio per le rinnovabili, già messo a durissima prova".
Le associazioni ambientaliste denunciano "la piena - e arbitraria - discrezionalità delle Regioni nell'estensione della fasce di rispetto, per le aree che presentano beni culturali, fino a 7 km" e "l'eliminazione dell'articolo 10, che faceva salvi i procedimenti autorizzativi già avviati". In questo modo "si rischia di dare validità retroattiva al provvedimento, ledendo diritti acquisiti e, soprattutto, rendendo l'Italia un Paese inaffidabile per gli investitori".
Le associazioni prevedono anche "le dilatazioni nei tempi burocratici. Il decreto prevede sì che il Mase abbia il compito di vigilare sul raggiungimento degli obiettivi presentati nella tabella e, in caso di inadempienza, 'adottare opportune iniziative ai fini dell'esercizio di poteri sostitutivi della costituzione''. Però, prima che possa effettivamente farlo, alle Regioni, tra una richiesta d'osservazioni e l'altra, verranno comunque dati circa 15 mesi di autonomia". (ANSA).
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