Nelle tele danesi del XIX secolo la firma della birra

C'è un ingrediente inaspettato, nella preparazione delle tele usate all'inizio del XIX secolo: le proteine derivate dai sottoprodotti della lavorazione della birra venivano utilizzate dagli artigiani dell'Accademia di Belle Arti di Copenaghe che preparavano le tele per pittori celebri, come Christoffer Wilhelm Eckersberg, o per studenti in seguito diventati famosi, come Christen Schiellerup Købke.. Lo ha scoperto la ricerca pubblicata sulla rivista Science Advances, coordinata dagli italiani Enrico Cappellini e Fabiana Di Gianvincenzo, entrambi dell'Università di Copenaghen, e alla quale hanno collaborato la Royal Danish Academy di Copenaghen e la National Gallery of Denmark.

I quadri analizzati, tutti del periodo compreso fra il 1826 e il 1833, sono dieci e, di questi, sono i sette provenienti dall'Accademia a conservare le tracce delle antiche proteine. Si apre così una nuova pagina nella storia dell'arte, nella quale l'uso dei sottoprodotti delle birrerie locali da parte degli artigiani dell'Accademia cambia in modo significativo la storia delle tecniche della pittura a olio e mostra come nella società danese degli inizi del XIX secolo vi fosse una grande interconnessione fra economia e produzione artistica.

I frammenti di proteine derivate da lievito e cereali sono stati identificati utilizzando la paleoproteomica, ossia l'analisi della struttura e delle funzioni di proteine prelevate da campioni di materiali antichi. "L'applicazione della paleoproteomica è relativamente nuova nello studio dell'eredità culturale", osserva Di Gianvincenzo, prima autrice della ricerca. "La presenza di cereali e lievito era inaspettata - aggiunge - e apre una prospettiva completamente nuova nella ricostruzione delle tecniche di produzione dei materiali artistici all'inizio del XIX secolo".

Anche per Cappellini la proteomica è uno strumento potente per studiare oggetti artistici, anche moto antichi, perché permettere di identificare con sicurezza le minime tracce di proteine" anche in contesti danneggiati e contaminati. "Studi come questo - aggiunge - mostrano quante lacune esistano ancora nella conoscenza delle tecniche utilizzate nella produzione artistica. Rivelano anche le connessioni nascoste fra la produzione artistica e la società, l'economia e la cultura. Per questo - conclude - la proteomica è destinata a diventare sempre più comune" nelle ricerche sulla storia dell'arte.

Dei sette quadri analizzati, tre sono opera di Eckersberg e risalgono al periodo in cui l'artista insegnava nell'Accademia, e quattro sono di Købke., che nello stesso periodo era studente. Per Cecil Krarup Andersen, co-autrice della ricerca e professore associato della Royal Danish Academy, questa ricerca ha offerto "un'opportunità unica per studiare come gli artisti lavoravano in passato".

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