Quotidiano Energia - Si preannuncia acceso il dibattito sulla riforma del market design elettrico europeo. Già all’indomani della presentazione della relazione del socialista spagnolo Nicolás González Casares, relatore del provvedimento all’Europarlamento, sono infatti arrivate le critiche di alcune forze politiche e associazioni di settore, soprattutto per il tetto ai ricavi degli inframarginali.
“Sono totalmente in disaccordo con la proposta di un limite europeo ai ricavi di mercato delle tecnologie inframarginali”, ha dichiarato la relatrice ombra del Ppe Maria Graça Carvalho (Portogallo), convinta che “la misura scoraggerebbe il risparmio energetico da parte dei consumatori e gli investimenti da parte dell’industria, in particolare nelle rinnovabili”.
Della stessa opinione è il relatore ombra dei Verdi, Michael Bloss (Germania), che ha accusato Casares di voler “stravolgere le regole del mercato in modo che i profitti vengano sottratti a tutti i nuovi parchi eolici e solari, mentre gas e carbone continueranno a beneficiare di fondi pubblici nel lungo-termine” con i capacity market.
Anche Eurelectric ha condannato senza mezzi termini il tetto ai ricavi degli inframarginali, che Casares vorrebbe di 180 € per MWh e applicabile nelle situazioni di crisi elettrica.
In un’analisi preliminare della relazione, l’associazione delle aziende elettriche sottolinea che il price cap introdotto nell’ottobre 2022 “ha frammentato il mercato e infranto la fiducia degli investitori, proprio nel momento in cui gli investimenti nelle rinnovabili sono più necessari”, con il risultato che “nel 2022 la Ue ha investito solo 17 miliardi di euro in nuovi progetti eolici, il minimo dal 2009”.
Inoltre, calcola Eurelectric, “la misura ha generato entrate significativamente inferiori alle attese: in Grecia sono stati raccolti solo 344 milioni di euro sui 590 mln € previsti, in Spagna 346 mln € sui 3 mld € preventivati”.
Sarebbe dunque “controproducente perpetuare una misura che si è rivelata inefficace, seppure limitandola a situazioni di crisi, peraltro non ben definite”.
Il tetto agli inframarginali non piace neppure a SolarPower Europe. In teoria, rileva l’associazione dell’industria fotovoltaica, “la misura dovrebbe salvaguardare i ricavi dei Ppa, ma nella pratica questo si è rivelato impossibile da attuare”.
In aggiunta, “la proposta lascia troppa flessibilità agli Stati membri per quanto riguarda la fissazione del livello del cap e le tipologie di misure che possono essere introdotte, complicando l’accesso al mercato interno”.
Eurelectric è anche critica in merito all’inasprimento dei requisiti obbligatori di hedging per i fornitori di energia, che “limiterebbe la possibilità per i rivenditori di adattare le loro offerte ai consumatori in base al profilo e alla propensione al rischio”. Per tutelare i consumatori sarebbe meglio affidare alle autorità di regolazione il compito di “svolgere stress test sui rivenditori e riferire regolarmente sulla loro solidità”.
Quanto alle esigenze di flessibilità del sistema elettrico, l’approccio dovrebbe essere “tecnologicamente neutro e basato sul mercato”, con incentivi “estesi a tutte le opzioni, oltre che alla demand response e allo storage, e integrati nei mercati esistenti e nei capacity market”.
Sia Eurelectric che SolarPower Europe esprimono invece commenti positivi su altri emendamenti di Casares alla proposta sul market design presentata dalla Commissione Ue a marzo.
Eurelectric apprezza l’accelerazione agli investimenti nelle reti e lo stop “alle idee più sperimentali della proposta, che avrebbero lasciato diverse questioni aperte causando incertezza tra gli investitori”. Tra queste la creazione degli hub virtuali regionali, subordinata dal relatore a una scrupolosa valutazione d’impatto, e gli strumenti di flessibilità “potenzialmente distorsivi del mercato” come i prodotti peak shaving, che Casares chiede di limitare alle situazioni di crisi e sottoporre a un’analisi costi-benefici.
Ulteriori pregi degli emendamenti Casares sarebbero per Eurelectric la maggiore trasparenza del mercato dei Ppa e la creazione di uno specifico database.
Elementi, questi ultimi, apprezzati anche da SolarPower Europe, che vede di buon occhio pure la creazione di un processo digitale di connessione alla rete con il diritto a un accordo di connessione non-firm.
Bene inoltre “l’attenzione all’energy-sharing, ma la proposta dovrebbe includere una tariffa dedicata”.
La commissione Itre avrà tempo fino al 23 maggio per presentare emendamenti alla relazione Casares (tra i relatori ombra c’è anche il leghista Paolo Borchia), per poi arrivare al voto il 19 luglio. L’aula dell’Europarlamento esprimerà quindi la sua posizione a settembre e a quel punto potranno iniziare i negoziati di trilogo con il Consiglio Ue.
L’obiettivo è arrivare a un accordo sul market design elettrico entro la fine dell’anno o al più tardi a inizio 2024.
© RIPRODUZIONE RISERVATA