Market design elettrico, l’industria Ue: “Non scoraggiare i Ppa”

Quotidiano Energia - Lo stallo dei negoziati sulla revisione del market design elettrico Ue, e soprattutto alcune proposte di modifica discusse nelle scorse settimane, hanno indotto un gruppo di associazioni europee delle industrie energivore e la piattaforma degli acquirenti e dei venditori di energia da rinnovabili RE-Source a lanciare un appello affinché il nuovo regolamento “non scoraggi i Ppa”.

In una lettera aperta inviata al Consiglio e alla commissione Itre dell’Europarlamento, RE-Source e le associazioni della carta Cepi, dell’alluminio European Aluminium e dei metalli Eurometaux indicano cinque principi fondamentali per stimolare la diffusione dei Ppa.

In primo luogo bisognerebbe “mantenere le cose semplici”, senza nuovi obblighi (come un database Ue, piattaforme di trading o contratti standardizzati) che renderebbero i Ppa onerosi e creerebbero inutili barriere. Le aziende, infatti, “devono poter avere la libertà di mettere in atto le strategie di acquisto che meglio si addicono alle loro necessità”.

Bisognerebbe poi spianare tutte le strade verso il mercato delle rinnovabili: dai Ppa ai progetti merchant fino ai contratti per differenza volontari.

Il terzo principio riguarda la trasparenza, che “non è una barriera ai Ppa corporate” come invece il livello di rischio finanziario, il permitting, l’espansione della rete troppo lenta e i quadri normativi nazionali.

In questo senso (quarto principio), gli acquirenti industriali e i fornitori di energia da Fer “hanno bisogno di certezza normativa e la fine delle misure di emergenza introdotte nel 2022”, poiché “l’istituzionalizzazione” del tetto ai profitti degli inframarginali andrebbe “a detrimento degli investimenti e creerebbe strozzature nel mercato dei Ppa”.

La lettera (disponibile in allegato) chiede infine “cautela” dato che “non è stata svolta una valutazione di impatto della proposta della Commissione, sicuramente non per gli obblighi di rendicontazione, le piattaforme di trading o i contratti standardizzati in discussione all’Europarlamento”.

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