La ricerca europea punta su giovani, innovazioni e donne e ha bisogno di un nuovo punto di vista, che metta al centro le persone, offrendo condizioni di lavoro migliori e valutandole in modo diverso: è questo il programma ambizioso che la commissaria europea per l'Innovazione, la ricerca, la cultura, l'istruzione e la gioventù, Mariya Gabriel, condivide con il ministro dell’Università e la Ricerca, Anna Maria Bernini. E’ stata anche l’occasione per dichiarare la fiducia all’Italia per il modo in cui ha investito le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) destinate alla ricerca.
“Abbiamo piena fiducia all’Italia per le azioni messe in campo” a favore della ricerca con i fondi del Pnrr, ha detto Gabriel. I 14 miliardi destinati alla ricerca e all’innovazione, ha aggiunto, “costituiscono in assoluto il più grande stanziamento in Europa per la ricerca” per quanto riguarda i fondi del Pnrr e “l’Italia – ha aggiunto – svolge un ruolo strategico per la ricerca e l’innovazione in Europa, dove è un attore fondamentale. L’Italia ha una naturale inclinazione per l’innovazione”. Per Bernini “l’Italia, in quanto Paese membro fondatore dell’Unione e seconda manifattura d’Europa, è un attore di primo livello sul fronte scientifico e tecnologico in cui si gioca il futuro dell’Europa nel contesto globale”.
Per l’Italia come per l’Europa, la sfida è fare in modo che fare il ricercatore diventi un’attività attraente, soprattutto per i giovani e le donne. “Vogliamo creare le condizioni perché i due milioni di ricercatori attivi in Europa possano lavorare sempre meglio e per rendere le carriere scientifiche più attraenti”, ha detto Gabriel. Tra le cose da fare in questa direzione, ha proseguito, bisogna “ripensare a un nuovo criterio di valutazione, che non tenga conto soltanto delle pubblicazioni” e soprattutto “dare centralità alle persone, offrendo loro le condizioni migliori per lavorare”. Accanto a queste priorità, per la commissaria “è importante dare il senso dei nostri sforzi alla gente”: una vera e propria sfida nella quale educazione e innovazione dovranno andare di pari passo. Un impegno che anche l’Italia ha fatto proprio: “sosterrò tutti gli sforzi del ministro Bernini in questi campi”, ha detto Gabriel.
Per avvicinare di più le donne alla ricerca e all’innovazione è stato avviato un progetto con l’Istituto Europeo di tecnologia (Eit) “per sostenere le donne che vogliono avviare delle startup”, si punta poi alla promozione delle carriere Steam (Science, Technology, Engineering, Arts, Maths) e a coinvolgere le ricercatrici nella strategia europea sui semiconduttori in vista dell’approvazione del Chips Act, la legge europea sei semiconduttori recentemente approvata. “La complessità intrinseca di questo settore – ha detto Bernini – richiede un potenziamento congiunto della ricerca fondamentale e di quella applicata, in particolare le ricercatrici europee possono dare un grande contributo alla realizzazione degli obiettivi comuni”.
Unità di vedute anche sulla valutazione dei ricercatori, che ha bisogno di criteri nuovi che vadano al di là delle pubblicazioni: “abbiamo chiesto all’Agenzia Nazionale per la Valutazione della Ricerca di modificare i criteri di valutazione, che non corrispondono più all’attualità”, ha detto il ministro. Si lavora anche per facilitare la circolazione dei ricercatori in Europa abbattendo le barriere e favorendo una maggiore interazione fra università, centri di ricerca e industria.
Per l'Italia, infine, la sfida è la continuità dei programmi di ricerca avviati grazie al Pnrr: "ci sono aspetti del Pnrr che dovranno sopravvivere al 2026 – ha detto Bernini – e stiamo mettendo in campo tutti i protagonisti dell’innovazione per dare continuità”.
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