Greenpeace, nessuno progresso sulle aree marine protette

(ANSA) - ROMA, 22 OTT - Con le politiche attuali dei governi, l'obiettivo di proteggere almeno il 30% degli oceani con aree marine protette entro il 2030 (il cosiddetto "obiettivo 30x30"), concordato da tutti i governi dell'Onu alla Cop15 di Kunming-Montreal del 2022, non sarà raggiunto prima del 2107. Lo sostiene Greenpeace International, in un rapporto pubblicato all'apertura della Cop16 sulla biodiversità di Calì, in Colombia.

"Mancano sei anni al 2030 e ancora non è stato fatto quasi nessun progresso verso la protezione del 30% degli oceani del mondo. Al ritmo attuale, non raggiungeremo il 30% di protezione in mare prima del prossimo secolo", ha dichiarato Megan Randles, Policy Advisor di Greenpeace Uk, presente alla Cop16 sulla biodiversità.

Nei trentadue anni trascorsi dal Vertice della Terra di Rio del 1992, in cui è stata istituita la Convenzione per la diversità biologica, solo l'8,4% dell'oceano globale è stato protetto. Di questo, soltanto il 2,7% risulta altamente protetto e sottoposto a rigide misure di conservazione, e la percentuale si riduce allo 0,9% per le aree d'alto mare, che sono al di fuori della giurisdizione nazionale. Per raggiungere il 30% nei prossimi sei anni, dovranno essere istituite ogni anno da qui alla fine del 2030 circa 23,5 aree marine protette delle dimensioni della Francia.

La situazione non cambia in Italia, dove meno dell'1% dei mari italiani è sottoposto a misure di tutela efficaci.

Un'indagine di Greenpeace Italia pubblicata a luglio aveva evidenziato che solo le Amp e i Parchi Nazionali hanno regolamenti efficaci in grado di tutelare la biodiversità marina. Altre aree individuate e definite importanti per la loro biodiversità, come ad esempio il Santuario Pelagos e i Sic (Siti di Interesse Comunitario), invece, rappresentano solo "parchi di carta", aree in cui non vi è nessuna azione di mitigazione degli impatti antropici. (ANSA).

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