(ANSA) - IL CAIRO, 09 NOV - L'idrogeno, per l'Africa, non vuol dire "neocolonialismo", anzi "il contrario" dato consente ai Paesi e "regioni africane di emanciparsi" arrivando anche "ad esportare" energia verso l'Europa e altrove nel mondo: lo ha sostenuto Jorgo Chatzimarkakis, amministratore delegato di "Hydrogen Europe", associazione che difende gli interessi del settore, intervenendo a una presentazione per i media del "Hydrogen Report 2022" fatta su zoom a margine della Cop27 da Sharm el-Sheikh.
"La guerra contro i cambiamenti climatici verrà vinta o persa in Africa", ha sostenuto esprimendo un' "opinione personale" Siegfried Huegemann, segretario generale dell' "African Hydrogen Partnership" (Ahp), che si presenta come "la sola associazione panafricana non-profit dedicata allo sviluppo dell'idrogeno naturale e verde prodotto" nel continente.
"In Africa la commercializzazione su larga scale dell'idrogeno è già cominciata", ha segnalato Chatzimarkakis sottolineando che "non si tratta più di mera teoria, sta avvenendo realmente". "I progetti stanno partendo, il commercio è fattibile" e "non c'è assolutamente alcun dubbio che sia anche finanziariamente sostenibile", ha aggiunto.
Una conferma è stata portata in collegamento dalla Tanzania da Tanyaradzwa Gumbo, consulente per l'Africa sud-orientale della società francese Hdf, "che sviluppa e opera impianti su larga scala ad alta capacità nel mondo, inclusa l'Africa", come ha sottolineato lei stessa. Riferendosi al partenariato strategico Ue-Namibia sottoscritto ieri a Sharm e-Sheikh, la consulente ha ricordato che nei mesi scorsi "Hdf ha firmato un accordo con il governo namibiano per sviluppare la primo progetto di idrogeno a livello di megawatt, una 'pipeline' in Namibia". (ANSA).
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