Ambiente e Energia
Martedì 19 Luglio 2022
Coldiretti, a causa incendi strage 50 mln di api sul Vesuvio
ROMA - Sono cinquanta milioni le api morte a causa dell'incendio che ha colpito il Parco del Vesuvio, con le fiamme che hanno distrutto le arnie e cancellato la produzione di miele e polline. È quanto emerge da un'analisi di Coldiretti dopo le segnalazioni giunte dagli apicoltori dell'area vesuviana, in particolare nella zona di Ercolano. Una vera e propria strage peraltro destinata ad aggravarsi a causa degli effetti del fumo sugli sciami sopravvissuti. Gli esperti del Conaproa (Consorzio Nazionale Produttori Apistici) in Campania calcolano - spiega la Coldiretti - una perdita ulteriore di almeno il 20% di insetti che hanno perso l'orientamento e quindi morte. Il rogo sul Vesuvio - continua la Coldiretti - ha coinvolto peraltro anche i nuclei di fecondazione. L'azienda La Fattoria Biagino, uno dei maggiori produttori dell'area, ha visto andare in fumo quasi 100 nuclei di riproduzione, vere e proprie casseforti genetiche su cui questi apicoltori lavorano da decenni, partecipando a convegni internazionali proprio sulla salvaguardia del patrimonio genetico. Le fiamme hanno distrutto le arnie anche nelle zone di Licola e ad Agnano, dove ad andare in fumo è stata la riserva naturale degli Astroni. L'incendio colpisce - sottolinea la Coldiretti - un comparto già fortemente messo in crisi dalla siccità. Le api erano già in sofferenza per le scarse precipitazioni che hanno ridotto la disponibilità di fiori. I roghi che stanno colpendo l'intero territorio nazionale - rileva la Coldiretti - rappresentano un gravissimo danno economico e ambientale tanto che ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi andati a fuoco. Per ogni ettaro di macchia mediterranea bruciato - ricorda la Coldiretti - muoiono in media 400 animali tra mammiferi, uccelli e rettili. Ma sono migliaia le varietà vegetali danneggiate, compresi funghi ed erbe aromatiche. Insieme alle disdette provocate in molti agriturismi - conclude Coldiretti - sono gravi anche i danni diretti registrati alle coltivazioni agricole, le perdite di animali e la distruzione di numerosi fabbricati rurali.
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