Quotidiano Energia - Anche il Regno Unito vuole introdurre un tetto ai ricavi dell’elettricità prodotta dagli impianti inframarginali, a imitazione di quello in vigore nella Ue dall’8 ottobre. Lo ha annunciato mercoledì il Governo di Liz Truss, in occasione della presentazione al Parlamento dell’Energy Prices Bill da 60 miliardi di sterline contenente i sostegni contro il caro-energia per le imprese (Energy Bill Relief Scheme) e per le famiglie (Energy Price Guarantee).
Nel Regno Unito, spiega una nota, “i prezzi all’ingrosso dell’elettricità sono attualmente fissati dalla forma di generazione più costosa, il gas, divenuto significativamente più caro a seguito della spaventosa invasione russa dell’Ucraina e della successiva militarizzazione delle forniture di gas da parte di Putin”. Di conseguenza, “i produttori di elettricità a basse emissioni beneficiano di prezzi insolitamente elevati, mentre i consumatori devono pagare molto di più per l’energia generata da fonti rinnovabili e nucleare”.
Di qui la decisione di “recidere il legame tra gli elevati prezzi del gas e il costo dell’elettricità low-carbon” attraverso un “Cost-Plus Revenue Limit”, vale a dire un tetto temporaneo ai ricavi degli impianti Fer e nucleari.
La definizione in dettaglio del Cost-Plus Revenue Limit sarà oggetto di una consultazione che sarà avviata a breve, con l’obiettivo di far partire il meccanismo all’inizio del 2023.
“L’Energy Prices Bill costituisce un altro passo decisivo del Governo per riformare il mercato energetico, restituendo alla Gran Bretagna il controllo della propria energia autoprodotta e rompendo i legami con la crescente volatilità e incertezza sul mercato globale del gas”, ha commentato il cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng.
Immediata la reazione dell’associazione delle aziende energetiche britanniche, Energy UK, secondo cui il Cost-Plus Revenue Limit dovrà essere disegnato in modo da “incoraggiare gli investimenti nella generazione low-carbon piuttosto che scoraggiarli”.
Ancor più caustico il country chair UK di Rwe, Tom Glover, che ha espresso “disappunto” per il tetto ai ricavi delle tecnologie low-carbon”, che potrebbe avere “pesanti conseguenza negative sugli investimenti nelle rinnovabili e sull’intero mercato energetico”. Secondo Glover, bisognerebbe invece puntare su contratti per differenza volontari, “il meccanismo pù efficiente e favorevole agli investimenti per scollegare il prezzo dell’elettricità da quello marginale del gas, che potrebbe essere attuato rapidamente”.
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