Quotidiano Energia - Il Governo tedesco ha messo a punto i dettagli finali dello “scudo protettivo” da 200 miliardi di euro contro il caro-energia annunciato a fine settembre, giudicato da molti (Italia inclusa) un’iniziativa in solitaria che rischia di frammentare l’Europa.
Il punto centrale del pacchetto è un tetto ai prezzi di elettricità e gas dall’inizio del 2023.
Presentando la misura venerdì, il cancelliere Olaf Scholz ha spiegato che a partire da l° marzo, ma con effetto retroattivo dal 1° gennaio grazie a un bonus una tantum per i due primi mesi dell’anno, il prezzo del gas per le famiglie e le piccole e medie imprese sarà calmierato a 12 cent€/kWh sull’80% del consumo registrato nel 2022, mentre per il restante 20% gli utenti pagheranno il prezzo di mercato.
Per le industrie a maggiori consumi (oltre 1,5 milioni di kWh all’anno) e gli ospedali, il prezzo sarà di 7 cent€/kWh sul 70% del consumo del 2021, mentre per il teleriscaldamento sono stati fissati 7,5 cent€/kWh sempre sul 70% del consumo 2021.
Un analogo sistema è applicato all’elettricità, con un prezzo calmierato a 40 cent€/kWh sull’80% del consumo di famiglie e Pmi e a 13 cent€/kWh sul 70% del consumo delle imprese (oltre 30.000 kWh/anno).
Le misure di sostegno, che dureranno fino ad aprile 2024, costeranno allo Stato 99 mld €, di cui 56 mld € per sovvenzionare il gas e il teleriscaldamento e 43 mld € l’elettricità.
Per finanziare parte del regime, Berlino applicherà tasse sugli extra-profitti degli impianti marginali e delle società dei fossili.
Nel primo caso il prelievo si applicherà dal 1° dicembre al 30 giugno 2023, con possibile proroga fino ad aprile 2024, e ammonterà al 90% dei profitti superiori a una soglia determinata dal confronto tra i costi di produzione delle centrali a carbone e nucleari e i prezzi elettrici su base oraria, tenendo conto di eventuali contratti di copertura o a termine detenuti dalle aziende interessate. Per gli impianti da rinnovabili verrà utilizzata una media di prezzo mensile.
Il “contributo di solidarietà” imposto alle società dei fossili, che dovrebbe fruttare tra 1 e 3 mld €, sarà pari al 33% (l’aliquota minima prevista dal regolamento Ue) dei profitti degli anni 2022 e 2023 che superano di oltre il 20% la media dal 2018 al 2021.
Sempre venerdì, Scholz ha firmato un accordo di solidarietà energetica con la prima ministra francese Élisabeth Borne.
In base all’accordo, la Francia non importerà gas dalla Germania e continuerà anzi a fornire al mercato tedesco fino a 100 GWh/giorno di capacità aggiuntiva resa disponibile dal 14 ottobre. Nel primo trimestre 2023 sarà poi firmato un accordo di solidarietà gas tra i due Paesi.
Un accordo di solidarietà, anche se nella cornice del Pentalateral Energy Forum, sarà firmato per l’elettricità, settore in cui sarà invece la Germania a dare una mano alla Francia “massimizzando la capacità di interconnessione disponibile al più presto possibile”.
Inoltre, Berlino si impegna a mettere a disposizione del mercato “tutte le centrali di riserva” e a “rinviare la chiusura dei restanti impianti nucleari anche al fine di fornire volumi addizionali alla Francia”. In questo senso, il consiglio dei ministri tedesco ha dato venerdì il via libera definitivo al prolungamento fino al prossimo 15 aprile dei reattori nucleari di Isar 2 di PreussenElektra (gruppo E.ON) in Baviera e Neckarwestheim 2 di EnBW in Baden-Württemberg, per un totale di 2,3 GW.
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