Alleanza Fotovoltaico, governo contro transizione energetica

(ANSA) - ROMA, 06 MAG - Alleanza per il fotovoltaico, associazione fra le imprese italiane del settore, in un comunicato "esprime sgomento e preoccupazione per l'imminente approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, di un decreto legge che intende vietare definitivamente lo sviluppo di impianti fotovoltaici su qualunque tipo di terreno agricolo. Il governo italiano intende così sferrare l'offensiva finale alla transizione energetica, schierandosi senza alcun senso critico sulle posizioni ideologiche e populiste portate avanti dalla principale associazione nazionale dei coltivatori diretti".

"Non c'è nessun conflitto reale tra lo sviluppo delle rinnovabili e l'agricoltura - prosegue l'associazione", secondo la quale "soltanto 17.000 ettari di superficie agricola sono attualmente occupati da impianti fotovoltaici, ed anche se volessimo installare a terra tutta la potenza fotovoltaica prevista in Italia dal Pniec per il raggiungimento degli obiettivi al 2030, sarebbero necessari non più di ulteriori 80.000 ettari circa (appena lo 0,6% della superficie agricola nazionale)".

"Sorprende, quindi, che appena una settimana dopo la conclusione del G7 sul clima e il documento finale sottoscritto alla Venaria Reale di Torino per triplicare entro il 2030 l'energia prodotta da fotovoltaico, il Governo Italiano faccia completamente il contrario di quanto si è impegnato a fare con gli altri partner internazionali. Se la norma in discussione oggi in Consiglio dei Ministri dovesse essere approvata, si impedirebbe la realizzazione di oltre l'80% degli impianti fotovoltaici necessari, bloccando la messa a terra di oltre 50 miliardi di euro di investimenti, senza riuscire a tagliare i costi dell'energia elettrica, una priorità per le famiglie e le imprese.

"Le aziende del fotovoltaico non fanno politica - conclude la nota -, non danno tessere agli associati e non bloccano il paese con i trattori, ma offrono la possibilità di raggiungere gli obiettivi della transizione creando posti di lavoro e sviluppo su territori che ne hanno bisogno, investendo capitali privati senza costi per la collettività. Forse per questo siamo meno attraenti elettoralmente, ma non ci interessa esserlo". (ANSA).

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