StoryLab / Bergamo Città
Sabato 19 Dicembre 2015
Via Nullo, due passi negli anni ’20
La «fabbrica» della corrente in città
Tra via Nullo e via Mazzini l’area che un tempo ospitava la Società elettrica bergamasca – poi assorbita dall’Enel – è diventata un nuovissimo complesso residenziale. A ricordare quegli anni lontani è rimasto l’edificio visibile ancora oggi passando da via Mazzini: lo realizzò l’architetto Luigi Bergonzo. Ecco la storia di un pezzo di quartiere che è cambiato radicalmente senza dimenticare del tutto il suo passato.
Questa fotografia, scattata negli anni ’20 e pubblicata su Storylab, ci mostra l’area industriale di allora ripresa dal lato di via Nullo: l’edificio in primo piano non esiste più, così come i due piccoli subito alla sua destra, mentre è rimasto in piedi quello di dimensioni più grandi in fondo, sempre sul lato destro della foto: è l’edificio che vediamo ancora oggi passando dall’incrocio con via Mazzini. Due gli indizi che ci confermano che è proprio lui: la particolare forma delle finestre e, sullo sfondo, Città Alta, dettagli che il nostro fotografo Beppe Bedolis è riuscito a catturare anche nello scatto di oggi, nonostante gli spazi di «manovra» molto più stretti di allora per la presenza dei palazzi che nei decenni sono cresciuti intorno.
E ora un po’ di storia. Ai primi del ’900 dalla fusione della «Società elettrica prealpina» con la «Società bergamasca per la distribuzione dell’energia elettrica» nacque la Società elettrica bergamasca che confermò la propria sede nella centrale di Santa Lucia a Bergamo. L’area scelta per l’impianto si trovava alla periferia ovest della città, oltre il perimetro della cinta muraria delle antiche Muraine, chiusa tra il vecchio cimitero di Santa Lucia, l’omonima via e il corso della roggia Curna. Quando nel 1910 il Comune decretò l’ampliamento della via Santa Lucia, fu demolita la centrale elettrica che si trovava lì e l’anno successivo la Società elettrica Bergamasca avviò la costruzione di un nuovo impianto su progetto dell’architetto Luigi Bergonzo (padre di Alziro, il progettista, tra l’altro, di piazza della Libertà).
L’impianto comprendeva, oltre al grande edificio tra le vie Nullo e Mazzini destinato a sala macchine e trasformatori (quello appunto visibile ancora oggi) anche un corpo di fabbrica adibito a scuderia, officina, alloggi, magazzini e uffici amministrativi. Quest’ultimo fu sostituito all’inizio degli anni ’60.
Del complesso oggi rimangono solo i prospetti dell’edificio angolare, completamente svuotato e rifatto all’interno per ospitare nuove residenze, e la palazzina della sottostazione di trasformazione edificata tra il 1923 e il 1926 all’interno dell’area. Tra via Mazzini via e Nullo è praticamente nato un nuovo isolato, composto da cinque corpi di fabbrica, per un totale di circa 120 appartamenti.
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