StoryLab / Bergamo Città
Venerdì 09 Ottobre 2015
Piazza Carrara e l’alpino sparito
Che fine ha fatto il monumento?
Questa fotografia ci mostra la piazza davanti all’Accademia Carrara con un «ospite» che oggi non c’è più: il monumento dedicato agli Alpini, trasferito quasi 90 anni fa in un’altra importante città italiana dove è possibile ammirarlo ancora oggi. Ecco tutta la storia.
Dell’Accademia Carrara, tesoro di Bergamo tornato a splendere dopo i recenti restauri, ormai si sa tutto o quasi. Meno conosciuta è invece la storia del monumento agli Alpini, che si trovava proprio di fronte all’Accademia negli anni 20: questa fotografia, scattata in quel periodo e pubblicata su Storylab, ci offre l’occasione per raccontarla.
Il monumento fu realizzato nel 1915 dallo scultore milanese Emilio Bisi per onorare le gesta del «5° Alpini». Il bronzo ricorda un episodio particolare della campagna di Libia, avvenuto nel 1912 nei dintorni di Derna, città della Libia nord-orientale che oggi si chiama Darnah: l’alpino Antonio Valsecchi di Civate (Lecco), rimasto senza munizioni insieme ai compagni del Battaglione Edolo, fronteggiò l’attacco dei nemici scagliando pietre e massi. Nel monumento Valsecchi è raffigurato proprio mentre lancia una grossa pietra aiutandosi con entrambe le braccia.
Nel 1921 il 5º Reggimento venne inserito nella 2ª Divisione alpina, di stanza a Bergamo (nella vecchia caserma Camozzi, che oggi ospita la Gamec) e si portò dietro da Milano la statua dell’alpino Valsecchi: il monumento fu inaugurato il 15 giugno del 1922 a Bergamo alla presenza del re Vittorio Emanuele III. Ma nel 1926 il 5º Reggimento tornò nella Brigata alpina a Milano e il monumento «bergamasco» fece dietrofront, seguendolo poco dopo.
Da allora è sempre rimasto a Milano, con varie collocazioni nella città fino a quando ha trovato definitivamente «casa» in piazza Giovanni XXIII (zona Sempione) dove è possibile ammirarlo ancora oggi.Non ci credete? Date un’occhiata qui.
Del monumento esistono (almeno) due copie gemelle: la prima fu donata nel 1938 dalla città di Milano alla città di Merano, mentre la seconda fu donata a Edolo nel 1954.
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