Un battimani unico, 50 anni fa
Bologna campione ma ko a Bergamo

Domenica 13 settembre 1964 era una giornata afosa e, per la prima di campionato, si presentava a Bergamo nientemeno che il Bologna, fresco di scudetto. E, di certo, non poteva passare inosservato, lo scudetto che occupava buona parte della maglia rossoblù.

Domenica 13 settembre 1964 era una giornata afosa e, per la prima di campionato, si presentava a Bergamo nientemeno che il Bologna, fresco di scudetto. E, di certo, non poteva passare inosservato, lo scudetto che occupava buona parte della maglia rossoblù, all’epoca libera da sponsor.

Fu, quello, l’unico nella storia italiana del pallone ad essere sancito da uno spareggio. E dopo colpi di scena a ripetizione, con gli emiliani prima privati di tre punti per doping, poi riabilitati ed infine, terminati a pari punti con l’Inter di Herrera, vittoriosi nel duello dell’Olimpico a Roma, il 7 giugno per 2 a 0.

Quindi il tricolore sul petto veniva bagnato dagli uomini di Bernardini alla prima uscita, davanti a 25.000 spettatori (di cui 9.083 abbonati), proprio nello stadio bergamasco.

Il 1964 fu un anno intenso, e non solo per gli amanti del Barolo: si inaugurò l’Autostrada del Sole e la tratta Milano-Napoli, percorsa su una Fiat 600, costava 2.950 lire di pedaggio. Il giornale si vendeva a 50 lire, come il biglietto del tram, Enzo Jannacci incideva il suo primo album, iniziarono a suonare l’Equipe 84 e i New Dada, a Tokyo si disputarono le Olimpiadi.

L’Atalanta, guidata da Valcareggi, scese in campo con Pizzaballa, Pesenti, Nodari, Bolchi, Gardoni, Colombo, Milan, Landoni, Petroni, Mereghetti e Nova: maglia a strisce nere e azzurre, pantaloncini neri e calzettoni bianchi, ohibò. Si vociferava infatti che Bruno Petroni, centravanti appena acquistato dall’Inter, avesse problemi di vista e che le calze chiare lo avrebbero aiutato a riconoscere i compagni.

Il Bologna vanta Fogli, Bulgarelli e Haller a centrocampo e un attacco con Perani, Nielsen e Pascutti. Comunque sia l’Atalanta inizia in maniera gagliarda e i campioni d’Italia soffrono molto più del previsto. Vantaggio nerazzurro al 26’ con Mereghetti e raddoppio al 5’ della ripresa con Nova, che riprendeva un pallone sfuggito al portiere Negri (detto «Carburo» perché la famiglia gestiva un distributore di benzina).

L’Atalanta non si accontenta di vincere e, nei minuti finali, irride il Bologna con una melina prolungata che farà arrabbiare Pascutti. E qui accade l’incredibile: trascinato dalla squadra, il popolo atalantino inizia a battere le mani a ritmo incalzante. Ta-ta-tatatà, ta-ta-tatatà: in un amen s’alza verso la Maresana il giubilo spontaneo di chi sta assistendo ad un’impresa. Un battimani che non si capisce dove abbia inizio (gli ultrà verranno poi) e che pare non finisca mai. Non succederà più.

L’Atalanta, forte in difesa ma poco prolifica in avanti, si salverà all’ultima giornata. Ma esserci quel giorno, vi prego di credere, e partecipare a quel tripudio, è una gioia che si ripete al solo ripensarci.
Pier Carlo Capozzi

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