Toccante anteprima di Atalanta-Sassuolo
Video dedicato alla promessa deportata

Sabato, grazie a un’iniziativa dell’Unione Italia Sport per Tutti, e in collaborazione con l’Atalanta, poco prima della gara interna col Sassuolo sul maxischermo dello stadio Comunale verrà proiettato un brano di un video realizzato dagli studenti del Natta, e dedicato a Giuseppe Marcarini, giovane promessa del calcio bergamasco morto a causa delle sofferenze patite durante la deportazione nei lager tedeschi

Sabato, pochi minuti prima della gara interna dell’Atalanta con il Sassuolo, il maxi schermo del Comunale di Bergamo non diffonderà solo le formazioni delle due squadre. A conclusione delle iniziative bergamasche legate alla «Giornata della Memoria» (la ricorrenza, andata in scena il 27 gennaio) per commemorare le vittime dell’Olocausto, grazie a un’iniziativa del comitato bergamasco della Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti) gli spettatori della partita avranno la possibilità di vedere un brano di un video realizzato dagli studenti dell’istituto Natta di Bergamo, e dedicato a Giuseppe Marcarini, una giovane promessa del calcio bergamasco morto poco dopo la fine della Seconda Guerra mondiale a causa delle sofferenze patite durante la deportazione nei campi di concentramento tedeschi.

Il filmato, realizzato con la collaborazione dell’Isrec, l’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea che ha raccolto in un dossier (poi «adottato» dalla Uisp) la documentazione relativa alla storia di Marcarini, è l’atto conclusivo del progetto «Il CalciaStorie» portato avanti dalla Uisp e della Lega Calcio Serie A in tutte le città italiane dove è presente una squadra del massimo campionato. A Bergamo la Uisp, grazie anche all’importante supporto dell’Atalanta Bc, ha organizzato il percorso storico affidando la realizzazione del progetto allo psicologo dello sport Marco Gritti: tra le iniziative anche una serie di incontri sul tema del razzismo (l’ultimo proprio mercoledì scorso) con i ragazzi delle squadre giovanili dell’Atalanta: iniziative, queste. possibili grazie al prezioso supporto della dirigenza nerazzurra, che - a partire dalla dottoressa Lucia Castelli - ha confermato tutta la sua sensibilità per argomenti di questo tipo.

La prima tappa de «Il Calciastorie» era andata in scena nell’aula magna del Natta, dove il difensore dell’Atalanta Guglielmo Stendardo, durante un applauditissimo intervento, aveva parlato ai ragazzi di Costituzione e libertà. Poi i ragazzi, oltre ad assistere ad alcune partite interne della squadra nerazzurra, hanno iniziato il loro lavoro, ricostruendo le esperienze di due figure come Arpad Weisz e Giuseppe Marcarini: «Weisz è stato un allenatore vincente del Bologna, deportato e ucciso ad Auschwitz mentre “Beppino” Marcarini era una giovane promessa del calcio bergamasco che per il suo antifascismo fu deportato in Germania - racconta il presidente della Uisp di Bergamo, Milvo Ferrandi -. Alla fine della guerra riuscì a tornare a casa, ma morì pochi mesi dopo per gli stenti della prigionia. Su Marcarini si è concentrato in particolare il lavoro dei ragazzi del Natta, che hanno tra le altre cose realizzato delle grandi mappe che hanno ricostruito le varie tappe della deportazione di Marcarini”.

Giuseppe Marcarini nasce a Bergamo il 14 ottobre 1922, e ancora bambino resta orfano di entrambi i genitori. Una zia materna lo accoglie nella sua casa: nel 1942 è chiamato alle armi e inviato al distretto di Trieste. Beppino ha una passione: il calcio. Ancora oggi i suoi compaesani lo ricordano come una promessa del pallone, con il giovane che parteciperà anche al campionato durante il servizio militare. Il 9 settembre 1943, dopo l’armistizio, è fatto prigioniero dei nazisti insieme ai suoi commilitoni a Poggioreale del Carso. Inviato in Germania rifiuta l’adesione alla guerra nazifascista e l’arruolamento nell’esercito del Reich. È così che Beppino entra nell’universo dei campi di concentramento. A luglio 1945, a guerra finita, potrà finalmente tornare a casa: gli anni di prigionia hanno però minato il suo fisico e Beppino, malato di tubercolosi, muore il 24 giugno 1946 a 24 anni. Senza giocare a calcio, mai più.

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