Stromberg: «Se batti l’Inter in casa
hai il dovere di giocare per l’Europa»

«Atalanta, batti il mio record e poi prova ad andare in Europa». Stromberg non pone limiti all’ascesa dei nerazzurri. Lui era il capitano della squadra che nella stagione 1990/91 aveva infilato cinque vittorie di fila, record uguagliato mercoledì.

«Atalanta, batti il mio record e poi prova ad andare in Europa». Glenn Stromberg non pone limiti all’ascesa dei nerazzurri. Lui era il capitano della squadra che nella stagione 1990/91 aveva infilato cinque vittorie di fila, record uguagliato mercoledì grazie al 2-0 sul Livorno.

Con un punto in comune: un’impresa a San Siro. Quella volta contro il Milan, quest’anno contro l’Inter. «Battemmo il Milan di Sacchi, ma non fu la prima volta: in quegli anni ci era già capitato con il gol di Bonacina» ricorda il campione svedese. Che rammenta anche gioie e dolori di quell’annata e di quel filotto. «Andavo avanti tra punture e antidolorifici per via di quel brutto infortunio al collo. C’è mancato poco che smettessi, ma non volevo chiudere la carriera così, volevo finire in bellezza».

Per questo delle cinque gare da record giocò solo un tempo dell’ultima. «Quel filotto ci fece fare il salto e alla fine ci siamo salvati con 10 punti sulla quartultima. Ma fu una stagione complicata: eravamo partiti lenti, forse un po’ appagati, e per colpa nostra, intendo di noi giocatori, era stato esonerato Frosio. Poi arrivò Giorgi quando eravamo finiti in zona retrocessione: la sterzata ha aperto gli occhi a tutti, ci siamo detti che con la squadra che avevamo non potevamo andare in B e con quel filotto ci siamo tirati fuori dai guai».

Questa è sicuramente la principale differenza rispetto all’attuale stagione. «Quest’anno invece l’Atalanta è sempre stata tranquilla - continua Stromberg - anche se c’è sempre il momento in cui magari sei solo a 3-4 punti sulla zona retrocessione. E lì è importante fare punti. Dopo lo 0-4 col Parma e il pareggio di Udine, è stato fondamentale battere il Chievo, una diretta concorrente. E da lì è partito il filotto: la squadra ha vinto a Roma con la Lazio, poi anche a San Siro e ora si trova in una posizione di classifica fantastica. Io spero con tutto il cuore che continui così».

Anche a costo di veder cancellato il suo record: «Sapete che vi dico? Io spero che sabato a Bologna lo battano. Anche se non sono a Bergamo, seguo sempre i risultati dell’Atalanta. E poi su Twitter i tifosi mi tengono aggiornato su tutto quello che succede e anche dai loro commenti si vede che c’è un grande entusiasmo. Ed è bellissimo questo. Quando lotti per salvarti e ti trovi al settimo o all’ottavo posto diventa anche bello giocare e stare in alto. Ecco, io credo che quest’Atalanta ci possa restare, in alto. E quando sei lì poi ci prendi anche gusto a stare in alto». Tanto gusto che i tifosi mercoledì sera hanno rispolverato cori del tipo «Portaci in Europa». E in effetti la classifica aumenta l’acquolina in bocca, anche se per entrare nelle prime sei servirebbe comunque un’impresa eccezionale. Sogni o realtà?

Stromberg alimenta i primi. «Per me, arrivati a questo punto, si deve sognare. Io con il mio lavoro di commentatore giro tutta l’Europa, vedo la Champions ma anche l’Europa League che sta diventando un torneo importante e bello da giocare. E vedo che giocare in Europa ti dà anche grandi stimoli. Poi le rose oggi sono più ampie, si possono alternare i giocatori. Sarebbe bellissimo se l’Atalanta ce la facesse. Ma il sogno ora non basta, servono anche i punti. Ma se penso che questa squadra è stata in grado di andare a San Siro e di battere l’Inter, allora dico non solo che ci può provare, ma che ci deve provare».

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