Sironi, il maestro di Sofia Goggia
«È nata con gli sci in testa»

Che quella di Sofia Goggia sia una medaglia che viene da lontano, dai sogni di una bambina «nata con gli sci ai piedi» lo ha raccontato lei stessa, con ampia risonanza mediatica. Noi abbiamo incontrato chi quasi vent’anni fa quella bimba l’ha presa per mano accompagnandola per le prime scivolate nel mondo dell’agonismo dando così il la alla realizzazione di quei fantastici sogni.

Stiamo parlando di Ettore Sironi, storico maestro di Bergamo che per anni ha insegnato a sciare a centinaia di bambini sulle nevi di San Simone prima di diventare allenatore dello Sci club Goggi, il prestigioso sodalizio cittadino guidato ancor oggi dall’inossidabile Gherardo Noris, un uomo che ha speso la maggior parte dei suoi novantuno anni alla guida appassionata e «visionaria» ( per il suo spirito innovativo) della società che ha coltivato ed avviato alle fortune sciistiche, centinaia di ragazzi molti dei quali (una cinquantina) hanno contribuito a rimpolpare le fila azzurre.

«Più che nata con gli sci ai piedi direi che Sofia è venuta al mondo con gli sci in testa – sottolinea Sironi che, dopo trentacinque anni vestito di rosso Goggi, ancora oggi, a 71 primavere suonate, si diverte a girare per le piste da sci allenando i futuri campioncini dello Sci club Piazzatorre –. Perché lei era veramente una che viveva di pane e sci. Non che non avesse altri interessi, spesso la vedevi con un libro in mano, ma era sempre molto attenta e partecipe a tutto ciò che riguardava lo sci assimilandolo con una “fame” incredibile. Dopo aver imparato a sciare sulle nevi di Foppolo nelle fila del Clan2, si è iscritta al Goggi dove l’ho allenata nelle categorie d’ingresso, quelle dei Pulcini, quindi tra gli otto e i dodici anni. Ricordo che nei tanti viaggi in pulmino che caratterizzavano la nostra attività, le volte che non riusciva a sedersi davanti con noi allenatori mi giravo a controllare gli altri che spesso o dormivano o scherzavano chiacchierando tra loro e la trovavo in piedi alle nostre spalle ad ascoltare tutti i nostri commenti tecnici».

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La sua notte olimpica: «Un’emozione indescrivibile, fino alle lacrime. Pur riempiendomi d’orgoglio, però non mi stupisce che abbia vinto la medaglia, non l’ho mai dubitato – e qui la voce dell’esperto maestro si incrina per l’emozione –. Quando ho visto che la Moioli prendeva l’oro ho pensato: bene, a Bergamo ne portiamo a casa due. Secondo me era una predestinata, ricordo che, in uno dei citati viaggi, per scherzo ho chiesto ai ragazzi cosa volessero fare da grandi: avevo un potenziale ingegnere, un medico, un maestro di sci, un allenatore ed una che senza esitazione ha detto che da grande avrebbe vinto la Coppa del Mondo di sci. Bene, ha fatto ancora meglio ed ha tanti anni davanti per realizzare anche quel suo obiettivo».

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