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Domenica 21 Maggio 2017
Sesto scudetto consecutivo per la Juve
La «Vecchia Signora» è imbattibile
La Juventus si è laureata campione d’Italia per la 33ma volta, la sesta di fila. I bianconeri hanno battuto allo Stadium il Crotone 3-0, portando a 4 punti il vantaggio sulla Roma, 2/a, a una giornata dal termine.
Sei scudetti consecutivi, un ciclo vincente che non era mai riuscito a nessuno nel campionato italiano. La Juventus ha compiuto un’altra impresa storica, anzi “leggendaria», come l’hanno sempre definita i vertici del club bianconero, fin quando era ancora un sogno e un obiettivo. Il “primo obiettivo stagionale» dichiarato di Allegri. I botti di mercato - da Higuain pagato 90 milioni al Napoli, a Dani Alves, da Pjanic a Pjaca e Benatia - hanno potenziato lo squadrone che pure nell’estate aveva perso Pogba e Morata.
Tanti assi, tecnica e fisicità, ma anche un gruppo senza crepe e sempre affamato di successi; difesa inossidabile, attaccanti di razza, la classe cristallina di Dybala, che si è rivelato un fuoriclasse, e la potenza di Higuain, la capacità di farsi scivolare addosso le polemiche esterne, il carisma e la professionalità di Buffon e Bonucci, la guida sicura di Allegri: sono gli ingredienti di una superiorità a tratti schiacciante.
La svolta, tuttavia, è stata il cambio di modulo, il 4-2-3-1 escogitato da Allegri dopo il capitombolo di Firenze, il quarto stop stagionale. «Era il momento di cambiare, di essere meno conservatori», spiegò il tecnico. Un modo per trovare la collocazione ideale per Pjanic, che da trequartista non ingranava, e di far giocare sempre, e insieme, Higuain, Dybala, Mandzukic e Cuadrado. Gli esterni del terzetto dietro il ’Pipità sono stati fondamentali nella fase difensiva e nel soffiare palloni agli avversari.
Poche pause, dalla quale però la Juventus è sempre stata velocissima a rialzarsi. Come ha saputo risolvere con brillantezza l’unico caso stagionale, il battibecco tra Allegri e Bonucci nel finale di Juventus-Palermo, culminato con la decisione del tecnico di punire il difensore mandandolo in tribuna nell’andata degli ottavi di Champions a Oporto.
Un altro campionato dominato: subito 3 su 3 all’inizio, mettendo a sedere Fiorentina, Lazio (all’Olimpico) e Sassuolo.
Le due sconfitte a San Siro, prima con l’Inter poi con il Milan, tra la quarta e la nona giornata, non hanno minato le certezze dello squadrone di Allegri. Le mani sul primato sono state messe con la firma del ’core ingratò Higuain, nel primo scontro diretto allo ’Stadium’, alla fine di ottobre. Un momento difficile c’è stato, nella cavalcata bianconera verso il 6/ scudetto di fila: la domenica nera di Marassi, il 27 novembre: tre gol incassati in 26’, un record per la difesa bunker dei bianconeri, e nello stesso giorno gli infortuni di Bonucci e Dani Alves. Dopo quel capitombolo, però, la Juventus ha reagito con orgoglio, come le era successo l’anno prima all’indomani della sconfitta con il Sassuolo.
Alla terzultima di andata, la Juventus ha respinto la Roma, ancora con una zampata del ’Pipità e il muro eretto per resistere, negli ultimi 20’, agli assalti dei giallorossi. Già a Natale era chiaro che la Juventus avrebbe solo potuto perderlo, l’ennesimo scudetto della sua storia.
La sconfitta ai rigori nella Supercoppa, qualche giorno dopo, ha finito così per essere solo un incidente di percorso, nonostante lo sfogo plateale di Allegri, come pure la caduta di Firenze, a metà gennaio. E proprio quell’insuccesso ha maturato il cambio tattico di Allegri, il passaggio al 4-2-3-1, benedetto dai risultati: sette vittorie consecutive in campionato, la fuga verso il nuovo trionfo.
Con il Milan, a pochi giorni dalla ripresa della Champions, un altro passaggio cruciale della stagione: 2-1 con il rigore di Dybala al 97’, contestatissimo dai rossoneri, che ha liberato l’attaccante argentino dall’incubo del penalty parato da Donnarumma nella Supercoppa. Tre punti decisivi per fiaccare definitivamente il morale degli inseguitori.
L’1-1 di Napoli, all’11a di ritorno, ha dato alla squadra di Allegri, un pezzo di scudetto in anticipo. Anche il brutto primo tempo di Bergamo, 2-2 con l’Atalanta, è stato un peccato lieve.
E l’1-1 nel derby con il Torino, rimediato al 92’ con un altro sigillo di Higuain, ha avuto come unica conseguenza la fine della striscia di 33 vittorie consecutive, in campionato, allo ’Stadium’.
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