Ruggeri: «Allo stadio per tifare»

La prima reazione è d’incredulità. Poi subentra lo sdegno, il disgusto, perfino la rabbia. Le immagini di Sky hanno fatto velocemente il giro delle televisioni degli italiani e sono arrivate anche nelle case degli atalantini, dai dirigenti ai giocatori. Il coro è unanime, le reazioni molto simili, inevitabilmente simili.

«È assurdo morire per una partita di calcio». È il commento più gettonato, a partire da Ivan Ruggeri , presidente dell’Atalanta. «Bisogna dare un segnale forte a questa gente - continua il presidente nerazzurro con una voce che trasmette tutta l’amarezza che ha in corpo - e se c’è la necessità di fermare il campionato, fermiamolo. Se c’è da prendere decisioni drastiche, vanno prese. Perché se giocare una partita di calcio vuol dire mettere a repentaglio delle vite, allora è inutile andare avanti. Il calcio italiano sta facendo una pessima fine. Serve una lotta spietata a chi lancia le bombe carta, a chi fa certe cose. Questa gente deve essere punita sul serio, non come siamo abituati in Italia. Lancio un appello ai tifosi, anche ai nostri: basta andare allo stadio con fumogeni, bombe carta e quant’altro. Il calcio è uno sport, non una guerra. Che si faccia del tifo e basta».
«È sconvolgente - si limita a dire il responsabile dell’area tecnica nerazzurra Carlo Osti -, non c’è bisogno di aggiungere altri commenti. Sono cose vergognose, sono d’accordo nel dare un segnale forte a tutto il nostro sistema. Qui servono misure forti. Non si può continuare così, sono veramente senza parole».
Sconvolti anche i giocatori atalantini. Giulio Migliaccio è incollato al televisore. «È una vergogna - ripete -, è assurdo che per una partita di calcio una persona perda la vita e moltissime altre siano finite in ospedale. Sono disgustato, è l’ennesima figuraccia che facciamo in Italia. Fermare il campionato? Non lo so, ma un segnale forte serve assolutamente. E noi giocatori in primis dobbiamo dare questo segnale. Adesso non so come, ma qualcosa va fatto. Sto guardando la tv e provo un senso di disgusto. Fa male vedere certe immagini, davvero non capisco come possano succedere certe cose. Sembra di vedere una guerra civile, non una partita di calcio». «È assurdo, sono senza parole - si aggiunge allo sdegno anche Massimo Donati -. Sono cose che non c’entrano niente con lo sport. La sospensione del campionato? È un segnale, purtroppo non credo serva a più di tanto, non cambia molto la realtà dei fatti».

Non è solo fermando il calcio che si risolvono questi mali che con il campo non c’entrano proprio niente sembra dire Donati. La sospensione del campionato è un segnale, ma non è certo la panacea di tutti i mali. «Un segnale forte va fatto - spiega Simone Loria -, ma purché serva a qualcosa. Purtroppo deve scapparci il morto per sospendere il campionato, fare altre leggi e così via. Io dico che se si stabilisce che allo stadio ci devono essere dei controlli, allora che ci siano veramente. Ci devono essere e basta. Perché cose del genere possono succedere a un poliziotto, a un tifoso, magari a un bambino che fa il raccattapalle e viene colpito da un petardo in campo. E questo è assolutamente assurdo, inconcepibile».

Le immagini che hanno passato le televisioni ha colpito profondamente Loria. «È assurdo che ci siano ancora questi problemi, che succedano ancora cose del genere con tutte le leggi che sono state fatte ultimamente. La realtà è che allo stadio entrano con le bombe carta, con i fumogeni. Non può morire della gente per una partita di calcio. Non si fa così, non si può morire per il pallone».(03/02/2007)

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