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Lunedì 02 Maggio 2016
Quella volta che l’Atalanta fece 5 goal
(ma poi ne prese 6) al Leicester
Primi anni ’70, i nerazzurri erano in corsa nell’Angloitaliano contro la squadra che sta per vincere (a sorpresa) la Premier League.
Sapevate che le strade dell’Atalanta e del Leicester si sono già incontrate? E non in una partitella amichevole di quelle precampionato. No, in un torneo ufficiale. Certo, le Foxes non erano lontanamente parenti di quella squadra che forse già stasera (Tottenham permettendo) potrebbe festeggiare un incredibile trionfo nella Premier League. Proprio no. Era la stagione 1971-72 e il Leicester era fresco di ritorno nella massima serie inglese, ma proprio in forza di questo titolo a settembre era stato chiamato a prendere il posto dell’Arsenal campione d’Inghilterra a contendere la Charity Shields (la Supercoppa) al Liverpool. E il bello è che nella partita che tradizionalmente segna l’inizio delle ostilità calcistiche con tanto di match a Wembley (quello vero...) il Leicester batte 1-0 i Reds di quella leggenda chiamata Bill Shankly.
Quella stagione vede il Leicester arrivare 12° in campionato, una tranquilla salvezza. Ma c’era anche il torneo angloitaliano, e le Foxes si trovano nel girone con Atalanta, Cagliari e Sunderland. La prima partita tra le due squadre si gioca il 2 giugno 1972 e i nerazzurri piegano 3-2 il Sunderland: reti di Doldi, Moro e Magistrelli nella ripresa, dopo essere stati sotto 0-2. Il 4 giugno arriva il Leicester, e l’Atalanta dilaga: 5-3, con 4 reti di Magistrelli e una di Ottavio Bianchi. Sembra il «la» alla finale, ma una volta arrivati in Inghilterra per i match di ritorno, le cose vanno diversamente: 0-0 a Roker Park con il Sunderland e un 6-0 a Leicester, dove in porta c’è un Peter Shilton che qualche anno dopo diventerà titolare fisso della nazionale inglese e del Nottingham Forest che Brian Clough porterà prima in massima serie e poi a vincere campionato e due Coppe dei Campioni consecutive, dopo aver quasi centrato l’impresa qualche anno prima a Derby, dove si accontenta del titolo nazionale. Morale, in finale di angloitaliano ci vanno Roma e Blackpool, l’Atalanta finisce al 10° posto in campionato.
Derby, Leicester e Nottingham: tutte città distanti 20 minuti tra loro, con tradizioni diverse. Leicester, per esempio, è da sempre nota come città del rugby: i Tigers sono tra le formazioni più quotate d’Europa, e la più titolata del Paese da quando è entrato in vigore il professionismo. È una delle sole quattro società (insieme a Gloucester, Bath and Wasps) a non essere mai stata retrocessa in seconda divisione e non ha mai chiuso un campionato al di sotto della sesta posizione in classifica. È inoltre l’unica formazione inglese ad essersi qualificata a disputare tutte le edizioni dell’Heineken Cup a cui la federazione inglese ha deciso di partecipare.
Ma questa volta in questa (anonima) città da poco meno di 300 mila abitanti nelle East Midlands sono tutti pazzi per sua maestà il calcio, anche se la palla ovale conserva sempre il suo perché... Se non lunedì 2 maggio, con molta probabilità il Leicester di Ranieri vincerà il titolo sabato 7 nel match casalingo al King Power Stadium con l’Everton. Uno stadio gioiellino da 32 mila posti inaugurato nel 2002 e sempre tutto esaurito, già ben prima di questo incredibile campionato. Per la cronaca, quell’Atalanta del 1972, guidata in panca da Giulio Corsini, aveva giocato nel ben più anglosassone Filbert Street, nel frattempo tirato giù. Il nuovo impianto è stato costruito dall’altra parte della strada, ed è stato decisivo per riportare la squadra in Premier League. Quarantaquattro anni fa le volpi di Leicester sfidavano l’Atalanta, ora possono portare a casa un titolo che resterà nella storia. Basti pensare che da quando è nata la Premier League, nella stagione 1992-93, solo il Blackburn di Alain Shearer è riuscito (nel 1994-95) ad interrompere il dominio di Manchester (United e City) e Londra (Chelsea e Arsenal).
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