Orobie Ultra Trail sorprendente
Percorso promosso da 14 atleti

A poche ore di distanza dall’arrivo in Città Alta, a Bergamo, l’atleta spagnolo Pablo Criado aveva già aggiornato il suo profilo Facebook: «Orobie Ultratrail, increible!!! La carrera del 2015!!!».

A poche ore di distanza dall’arrivo in Città Alta, a Bergamo, l’atleta spagnolo Pablo Criado aveva già aggiornato il suo profilo Facebook: «Orobie Ultratrail, increible!!! La carrera del 2015!!!».

Si è conclusa sabato la tanto attesa «edizione zero» di Reda Rewoolution Orobie Ultra Trail, la super gara di corsa in montagna che si svolgerà a luglio del prossimo anno e per cui questi tre giorni (da giovedì a sabato) passati a correre su è giù per le nostre montagne sono stati solo il giro di prova. Una prova, se così vogliamo chiamarla, quanto mai necessaria per organizzare al meglio la formula competitiva della prima edizione.

Quattordici gli atleti, italiani e non, ma pur sempre con quadricipiti d’acciaio, quelli che si sono messi in gioco su questo tracciato che ha riservato non poche sorprese. Parliamo di atleti veri, di gente che dedica la propria vita o parte di essa alla corsa in montagna e che all’arrivo riesce a presentarsi comunque con il sorriso, nonostante la fatica. Tra questi anche il top level Marco Zanchi che, bergamasco doc, ha fatto da guida e referente per l’intero percorso. Al seguito del gruppo anche il fisioterapista Giorgio Piccioli di Sarnico, pronto a prestare servizio in caso di necessità.

Gli atleti sono stati invitati da Spiagames, agenzia organizzatrice dell’evento, a testare il tracciato. Affinché potessero fornire un parere oggettivo sulla competizione 2015 e dare suggerimenti circa possibili miglioramenti.

Tre tappe della lunghezza complessiva di circa 140 chilometri, di cui circa cinquanta il primo giorno, una settantina il secondo ed i restanti chilometri il terzo, affrontate con il bel tempo o per lo meno senza pioggia, toccando alcuni tra i più belli rifugi orobici. La sorpresa, quella vera per noi che li abbiamo seguiti (forse con un pizzico di sana invidia), non sono state solamente le opinioni più che positive circa l’unicità del paesaggio orobico e l’estrema durezza della competizione, ma come i ragazzi hanno affrontato il percorso. Pur senza rallentare troppo l’andamento hanno spontaneamente deciso, anche se non previsto, di fare un salto nei rifugi, due parole con chi in montagna ci lavora davvero e valutare l’impatto che la competizione in programma potrebbe avere sul territorio.

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