Il volto affilato di Pippo Inzaghi con la maglia del Leffe e la gigantografia di Gianni Radici, con dedica di un paese intero. Sono due delle 120 istantanee incorniciate su quattro pareti, che raccontano sessant’anni di storia del Leffe, l’orgoglio calcistico della Valgandino, dal 1938 al 1998, esposte nella sala leffese dell’Auditorium comunale Pezzoli. La mostra l’ha voluta fortemente il presidente dell’AlbinoLeffe, Gianfranco Andreoletti, ed è un omaggio alla memoria, un viaggio alla ricerca delle radici nel decennale del club bluceleste, nato nel ’98 dalla fusione di Leffe e Albinese.
La mostra fotografica ha colpito Leffe al cuore. Trecento persone, vecchie glorie e tifosi, curiosi e amici, hanno emozionato Luciana Previtali Radici, moglie dello scomparso Gianni, nella serata d’inaugurazione, mentre ex compagni divisi dalla vita e accomunati dai ricordi faticavano a riconoscersi, dal vivo e in quelle foto. La mostra, Andreoletti e la colonna leffese dell’AlbinoLeffe, l’hanno pensata come una rimpatriata. E allora ecco i compagni della finale di Coppa Italia dilettanti del ’58, quella allenata da Franco Previtali, futuro dirigente dell’Atalanta, quella giocata da Miro Radici, Ginetto Zambaiti e dai fratelli Servalli, tre su quattro biancazzurri doc. E poi i finalisti del ’70 e quelli dell’82, trionfatori nell’anno del trionfo mundial e poi volati in Indonesia a rappresentare l’Italia. E che ora si ritrovano nell’istantanea del trionfo, l’incredulo allenatore Bresciani, il mago di Lallio, che serra i pugni un attimo dopo il gol-vittoria di Fontana. C’è molto Leffe nella carrellata degli allenatori biancazzurri. Allenatori sanguigni, come Bresciani, allenatori pacati, come Lino Mutti, allenatori incompresi, come lo scomparso Enrico Catuzzi. E poi futuri campioni del mondo, come Marcello Lippi, allora allenatore dell’Atalanta, in visita al Martinelli accanto a Oscar Magoni e a Mutti. Una festa della memoria per un glorioso club calcistico. (04/10/2007)
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