Sport / Valle Brembana
Mercoledì 17 Febbraio 2016
In campo «Moggi contro tutti»
Si giocherà il 4 marzo al Bigio
Luciano Moggi a San Pellegrino. Ammettiamolo, fa un certo effetto. L’uomo di Calciopoli - dopo dodici anni di trionfi juventini e nove di processi in seguito ai quali la giustizia sportiva lo ha inibito e poi radiato dalla Federcalcio,mentre quella penale lo ha prima condannato e poi prescritto - terrà banco in un campo a vocazione nerazzurra qual è la Valle Brembana.
Terra di atalantini, con la sua cittadina termale che per ben 17 anni (a partire dal 1960) ospitò i ritiri estivi dell’Inter, tenendo a battesimo le stagioni leggendarie del «baffino» Sandro Mazzola (e di una grande squadra), del presidente Angelo Moratti, del tecnico Helenio Herrera, il «mago», del dottor Angiolino Quarenghi, il padrone di casa.
Ma dai, stai scherzando: Moggi? Sì, «Moggi contro tutti». S’intitola così la serata organizzata per venerdì 4 marzo al ristorante Bigio. Cena con pubblico e giornalisti, conduce Fabrizio Pirola di Bergamo Tv: fischio d’inizio alle 20,30, tra una portata e l’altra «Lucianone» - che collabora brillantemente con giornali e trasmissioni televisive e radiofoniche e ha accettato volentieri la trasferta bergamasca - risponderà alle domande di tutti.
Se sarà un terzo grado o più semplicemente l’occasione per conoscere da vicino e «scoprire» un personaggio tanto famoso, temuto, detestato o (magari nascostamente) amato, lo capiremo a partita in corso. L’idea è del titolare, Luigi Milesi, 35 anni, a capo dello storico marchio Bigio (fondato dal nonno Luigi) con le sorelle Francesca e Roberta. «Tra una partita in tv e quattro chiacchiere da bar con gli amici, qualche settimana fa ci siamo detti: sarebbe bello farci raccontare questo mondo dalla viva voce di uno che ci si è immerso fino al collo». Uno che lo conosce nel bene e nel male, lo ha gestito con occhio competente ma si è sporcato le mani e anche la reputazione, tradito dalla presunzione di essere non solo capace (e lo era, non si può negare) ma onnipotente.
Chi allora, se non lui, l’«orco» di un sistema che comunque non era un individuo ma era popolato da tante figure poco raccomandabili (e non metteremmo la mano sul fuoco che ne sia stato completamente ripulito). Da Moggi sopra tutti a Moggi contro tutti. Era destino. È la parte che oggi, a 79 anni, gli tocca in quella sua vita da film che iniziò da bambino sulle colline senesi, proseguì sbuffando nelle Ferrovie a Civitavecchia ed esplose nel calcio: giocatore, talent scout, consulente, dirigente. Pelo sullo stomaco ma anche tanta stoffa.
Andrea Benigni
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