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Mercoledì 25 Luglio 2012
Il ritiro di Kone: calcio e preghiera
L'ivoriano rispetta il Ramadan
Di giorno corre dietro a un pallone, la sera prega seguendo la sua fede. Moussa Kone racconta il suo ritiro, tra le preghiere del Ramadan e il sogno di tenersi la maglia nerazzurra. «Spero di rimanere, questa è la mia occasione».
Di giorno corre dietro a un pallone, la sera prega seguendo la sua fede. Moussa Kone racconta il suo ritiro, tra le preghiere del Ramadan e il sogno di tenersi la maglia nerazzurra. «Spero di rimanere, questa è la mia occasione. E per me che sono cresciuto all'Atalanta, riuscire a esordire in prima squadra sarebbe un motivo di grande orgoglio».
Lo dice quasi sottovoce perché sa di essere sotto esame. Colantuono lo sta vedendo e apprezzando. Gli attestati di stima sono già arrivati, intanto in queste settimane si giocherà il suo futuro: qui o a giocare altrove. Il ragazzo ci sta mettendo molto di suo: un grande impegno oltre che a qualità interessanti.
Ma non dimentica la sua fede. Moussa è musulmano e quest'anno il Ramadan cade proprio in coincidenza del ritiro precampionato. «È la prima volta che coincide interamente con la preparazione estiva. Due anni fa l'avevo interrotto a metà quando sono andato al Foggia di Zeman».
Quest'anno va dal 20 luglio al 18 agosto. Durante questo periodo i musulmani sono tenuti a digiunare astenendosi da mangiare, bere, fumare e avere rapporti sessuali dall'alba al tramonto. È notizia di ieri che i funzionari del Dipartimento degli Affari Islamici hanno autorizzato i 72 atleti marocchini che parteciperanno alle Olimpiadi di Londra a non osservare il Ramadan durante i Giochi, a condizione di recuperare i giorni di digiuno dopo la fine del mese sacro.
La religione, infatti, permette la violazione del digiuno in caso di malattia, viaggio o in difesa della bandiera come avviene in guerra ma anche nello sport. «Anche io recupererò i giorni in cui non mi è stato possibile osservare il digiuno» ha spiegato l'atalantino che però non rinuncia alle preghiere. «Ho chiesto a Mirco (Moioli, il team manager, ndr) di poter essere da solo in camera per poter pregare senza disturbare i compagni e potermi concentrare sulle preghiere».
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