I sassolini di Colantuono e Marino
E ne lanceranno ancora un bel po’

Stefano Colantuono e Pierpaolo Marino si sono rincorsi, in rapida successione, nel togliersi un sassolino ciascuno. E ne lanceranno ancora da qui al termine del campionato.

Stefano Colantuono e Pierpaolo Marino si sono rincorsi, in rapida successione, nel togliersi un sassolino ciascuno. E ne lanceranno ancora da qui al termine del campionato.

Ha iniziato il mister sabato scorso in conferenza stampa, a Zingonia: «Ci si dimentica, evidentemente – ha detto - che non siamo mai stati in zona retrocessione». A 24 ore di distanza, nel dopo partita con la Sampdoria, è stata la volta del direttore generale: «Noi già da quando si è chiuso il mercato di gennaio stiamo lavorando e, naturalmente, programmando. Non vogliamo, però, destabilizzare ciò che sta funzionando bene».

Procediamo con ordine. Elementare il messaggio di Colantuono rivolto a quello zoccolo duro di supporter e media che senza indugio lo punzecchiano immancabilmente per la mancanza di gioco della squadra e per alcune scelte di ordine tecnico. Per carità ogni opinione va rispettata. In tal caso, però, contrapporre che sotto la sua guida i nerazzurri festeggiano già a primavera la salvezza è lì da vedere. Poi che lungo una stagione sportiva Colantuono non l’abbia sempre azzeccata a 360 gradi rientra nella natura umana. Una cosa è, comunque, insindacabile: i risultati, compresi quelli del passato, parlano a suo favore.

Passiamo a Marino. Anche qui i numeri sono palpabilmente dalla sua parte. In tre anni da stanza dei bottoni ha convissuto con l’applaudito percorso della squadra. In piena sintonia con Antonio Percassi ha fornito puntualmente a Colantuono organici vincenti o se si preferisce coniugabili sino in fondo con gli obiettivi dell’estate. Ci mancherebbe che tutte le ciambelle del mercato fossero, alla resa dei conti, esenti da sbavature. Se così fosse saremmo di fronte, al pari di Colantuono, ad un non terrestre. Il sassolino, tolto dalla scarpa con la signorilità che lo contraddistingue, negli spogliatoi dello stadio, non può che essere in risposta a chi lo sollecita a costruire, a tavolino, l’Atalanta del prossimo futuro. Consentiteci, in conclusione, la domanda: c’è proprio bisogno di tampinare un dirigente che pure da noi è identificabile in toto con il suo curriculum?

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