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Mercoledì 10 Febbraio 2021
Goggia, stavolta serve tanto coraggio
«Mi ha chiamata anche Mattarella»
Sofia Goggia parla con i giornalisti dopo l’infortunio al piatto tibiale.
Sofia Goggia via zoom si collega con i giornalisti per parlare del periodo che sta vivendo dopo l’infortunio e alla viglia dei mondiali di Cortina che non la vedranno al cancelletto di partenza.
«Only the brave? Stavolta ne serve tanto di coraggio, dice Sofia, è più facile scendere in discesa libera. Non essere a Cortina è un colpo durissimo. La mattina mi alzo e faccio fatica a non pensarci. Una settimana fa mi ha chiamato Sergio Mattarella e vista la situazione italiana non idilliaca mi ha fatto molto piacere. Soprattutto perché ha ben altri pensieri in questo momento.
«Mi concentro sui passi da fare, consapevole della direzione in cui voglio andare, continua la campionessa bergamasca. Non riesco a trarre insegnamenti da questo infortunio nonostante abbia sempre sostenuto questa tesi. Un sogno enorme poter correre i mondiali in casa, arrivarci in quella condizione, nella serenità che ho conquistato a fatica anche attraverso gli incidenti del passato e perderci per una caduta nella neve marcia sulla pista di rientro dopo l’annullamento di una gara è terribile».
Sofia si dice stupita del tanto affetto che ha sentito in questi giorni terribili: «Grazie di cuore alle mie compagne di squadra. Bellissimo l’abbraccio di squadra alla reception dell’hotel a Garmisch, hanno sofferto con me, mi hanno veramente supportata. Ma mi ha colpito anche il supporto affettivo che ho ricevuto da tutta Italia. Sono orgogliosa d’essere entrata nel cuore della gente. Ma soprattutto perché sono riuscita a farmi apprezzare prima come persona e poi come atleta.»
La sua settimana ora che non può andare sulla neve è cadenzata in modo rigido per non perdere la tonicità muscolare: «Due pomeriggi alla settimana vado a Mantova da colui che mi ha fatto resuscitare tante volte ossia Roberto Galli, per me un secondo papà. Mi conosce da quando avevo 15 anni, lavora nell’ombra ma gli devo molto. Il resto del tempo lo trascorro in palestra a Bergamo».
A chi le chiede se potrà essere in pista nell’ultima discesa di stagione alle finali di Lenzerheide risponde: «Ci vorrebbe un miracolo al prossimo controllo. Ho fatto un recupero-record per Are disputando i Mondiali a tre mesi dall’infortunio. Ma meccanicamente il perone non è di carico, a differenza del piatto tibiale».
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