Giorgio corre nel nome del padre
E conclude la maratona di New York

Se di mezzo c’è l’atletica e scrivi la parola staffetta, pensi subito a una 4x100 e a un’emozione al cardiopalma che dura un giro di pista. In questa storia no.

La distanza è lunga 42 chilometri e 195 metri (cioè una maratona) e il passaggio di testimone passa per due generazioni, segnando il trasferimento della vita stessa. Protagonista ne è Giorgio Morlotti, anni 18, di Bergamo, che al termine della sua Maratona di New York, stringeva forte al cuore la propria medaglia come nessun altro.

Dentro c’era un pezzo di papà Sergio, da cui ha ereditato il pettorale poche settimane fa, di cui nei cinque distretti della città più famosa del pianeta ha portato a compimento il testamento sportivo: «Corri e chiudi la gara per me…». Detto fatto: crono di 5h23’35” per Morlotti jr (41805°), con mamma e sorella ad abbracciarlo al Central Park, mentre dall’alto, papà, applaudiva sia lui che gli amici dell’Atl. Presezzo che l’hanno scortato.

Il più veloce Dalla A di Auria (Calogero), alla Z di Zana (Alessandro), sono stati 62 i bergamaschi che hanno portato a termine la corsa più famosa al mondo. Il più veloce in assoluto è stato Antonio Belotti, che sulle strade della Grande Mela ha addentato l’occasione per stabilire il proprio personale. Per lui crono di 2h50’11, valso un ottimo 286° posto in senso assoluto, e la palma di 20° italiano (fra oltre duemila partecipanti) nella speciale graduatoria capeggiata da Danilo Goffi.

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