Gasperini e la Champions
«Eccessivo, fiducia per l’Europa League»

«A tre punti dalla zona Champions vogliamo farci un pensierino? Mmhh, non esageriamo». A voler essere maliziosi (solo un po’), vien da pensare che, in quella frazione di secondo che trascorre tra il sorriso del Gasp e la risposta alla domanda, passi il mostruoso e inconfessabile dubbio che l’Atalanta delle meraviglie arrampicata sull’albero della Cuccagna debba cambiare obiettivo. Vedi Napoli, batti il Napoli e voli oltre i sogni, in piena fase Rem.

Ma Gian Piero Gasperini dice di voler veleggiare vista terra, anche se, ammette, questo colpo clamoroso del San Paolo è la presa di coscienza, il timbro della consapevolezza sulla realtà dei fatti. «Forse in altre occasioni abbiamo giocato meglio nel secondo tempo, siamo stati più dominanti, superiori – attacca gongolante Gasp – ma conta anche contro chi giochi e in effetti vincere qui contro il Napoli, in questo modo, fa di questa la partita più bella».

Il modo, quello, rende questa notte napoletana una specie di elogio della felicità. Il modo, perché spizzichi di marginale sofferenza a parte, l’Atalanta che sbanca è una macchina d’impressionante consapevolezza. «Pensare alla Champions è eccessivo, quella lasciamola alla Juve, alla Roma, al Napoli, forse all’Inter, ma vincere qui in questo modo aumenta la credibilità della squadra, la fiducia di poter giocare in Europa League», sorride con gli occhi Gasp.

Il modo, appunto. Inciuchendo la macchina da gol del Napoli, che al San Paolo aveva perso solo con la Roma, andava a segno da 24 partite consecutive, veleggiava col miglior attacco del campionato. Soffrendo e concedendo le briciole (la parata-monstre di Berisha sulla punizione di Mertens), ingabbiando l’avversario per buona parte del secondo tempo, prima del raddoppio di Caldara, in 10.

«È la vittoria della testa? Di tante cose – spiega Gasp –. Non abbiamo avuto un buon impatto sulla gara, ma nell’intervallo ci siamo detti che questa era un’opportunità pazzesca, che non potevamo gestire la gara, che avremmo dovuto fare un altro gol. E peccato per l’espulsione di Kessie, che nel finale ci ha un po’ scombussolato i piani». Un doppio giallo all’ivoriano che Gasp ritiene rivedibile, «non mi pare ci fosse la prima ammonizione», ma che ha trasformato la sofferenza in apoteosi «perché vincere in 10 qui è ancora più bello», in cima a 90’ di bagliore collettivo con alcuni riflessi diamantini. Tra gli altri Petagna, «peccato solo che davanti al portiere gli tiri addosso», Caldara, «sono molto felice per i suoi gol, quello del 2-0, con l’iniziativa di Spinazzola, un esterno, e l’inserimento di un difensore dimostra che siamo molto avanti con la condivisione dei compiti».

E appunto Spinazzola, versione uno e due, indifferentemente terzino e ala, tigre e zanzara. «Spinazzola l’ho voluto fortemente, nelle prime tre partite ci è costato tre gol, poi è decantato un po’ e quando è tornato ha avuto un’evoluzione notevole, soprattutto in fase difensiva». L’evoluzione dell’Atalanta dei sogni passa ora dal filotto Fiorentina-Inter. I nerazzurri ci arrivano a cavallo dell’arcobaleno. «Quest’Atalanta è la squadra più gasperiniana di sempre? Non lo so, si parla del mio gioco, ma io ho allenato tanti giocatori bravi. Forse quelli che si adattano al mio gioco sono quelli bravi».

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