Foppa, le giocatrici si raccontano
Ed è spettacolo al teatro Sociale
Che spettacolo! Splendide, simpatiche, eleganti e disinvolte. Le stelle della Foppapedretti hanno brillato sul palcoscenico del Teatro Sociale di Bergamo Alta. Sono state ospiti d’onore per raccontare il «Potere rosa nello sport».
Che spettacolo! Splendide, simpatiche, eleganti e disinvolte. Le stelle della Foppapedretti hanno brillato sul palcoscenico del Teatro Sociale di Bergamo Alta. Sono state ospiti d’onore per raccontare il «Potere rosa nello sport», nell’ambito della rassegna «Verba Manent. La forza delle parole» che, alla sua terza edizione, porta a scoprire le eccellenze dell’arte, della cultura, dello spettacolo e dello sport bergamasche, e non solo, in un salotto in cui il pubblico è parte attiva nella scoperta delle parti più riposte della vita e della carriera degli ospiti per far emergere i lati nascosti delle loro personalità.
Ecco alcune tematiche e alcuni spunti tratti da una serata unica e davvero speciale. Come si costruisce un successo? Lo hanno spiegato i due capitani, Enrica Merlo e Jelena Blagojevic, parlando di rispetto del lavoro di tutti, di complicità e di unione di intenti. «Nel mio Paese il volley è tra gli sport più popolari - ha spiegato Jelena - e per me è un onore fare questo lavoro e farlo in una società così importante. Per questo ci metto sempre tutto quello che posso per vincere e per essere orgogliosa e rendere orgogliosi quelli che fanno il tifo per me».
Tema Scaramanzia: da chi lo faceva e non lo fa più come Sara Loda («Non era vita, dovevo fare attenzione a rifare tutto quello che avevo fatto prima di una vittoria e se non lo facevo andavo nel panico. Ora ho smesso») e Raphaela Folie («Io sono di origine tedesca... non bado a questo particolari, penso a giocare...») a chi non può farne a meno come Diouf e Stufi. E il racconto ha regalato i primi sorrisi: «Sono al limite della paranoia - ha spiegato Valentina .- Faccio tutto uguale e tutto deve essere ripetuto alla stessa ora», «Io faccio tutti i riti possibili - ha detto Federica -. Indosso biancheria vincente, collanine portafortuna, faccio stare dritta la Diouf prima di entrare in campo, sputo la cicca dopo starting six e mi dico “ora si fa sul serio”. Insomma, se fare tutti ‘sti riti scaramantici ti fa star meglio, perché non farlo?».
Fare Spogliatoio: «È bello stare insieme chiuse nello spogliatoio quella mezz’ora prima della gara e poi lanciare il nostro urlo - ha raccontato Sara Klisura - È una frase serba che significa volere è potere». La lontananza da casa: «Cresci più in fretta e diventi più responsabile e indipendente, anche se per contro ti allontani dagli affetti e fatichi negli studi - è stata di quest’idea Raphaela Folie - Ma diventi donna più in fretta”». «Sì, ci sono aspetti difficili come la lontananza per noi straniere - secondo Sara Klisura - ma è il lavoro e la vita che abbiamo scelto noi per noi stesse e ci dà molto».
«Io non vedevo l’ora di andare via da casa - Sara Loda, unica bergamasca sul palcoscenico - per scoprire come si sta da indipendenti. E’ bello e lo rifarei mille volte». «Se ami la pallavolo - ha spiegato Lucie Smutna - accetti i sacrifici e non senti la tristezza della lontananza da casa. Io poi ho la fortuna di avere delle compagne splendide».
La popolarità: «Cerco di essere sempre quella che sono - Enrica Merlo - anche quando firmo autografi o faccio un’intervista in tv. Quella che sono ma in continua evoluzione». «Io mi gaso tantissimo quando mi chiedono un autografo» da detto Diouf suscitando la simpatia della sala e raccontando un aneddoto: «Il mio primo anno a Bergamo giocavamo la Champions League a Treviglio. Alla fine di ogni gara c’era l’assalto del pubblico per avvicinarsi a Piccinini e Arrighetti e di me non si accorgeva nessuno e io sfilavo velocemente negli spogliatoi... Ora che la gente mi riconosce o mi chiede un autografo sono felice, anche perché io sono piuttosto timida e malgrado l’imbarazzo mi fa piacere!».
Idoli: «Il mio idolo è sempre stata Enrica Merlo - ha raccontato Eleonora Bruno - insieme a Paola Cardullo. Avevo le loro foto in camera. Sono cresciuta allenandomi con l’obiettivo di diventare come loro. E quando ho conosciuto Enrica sono rimasta pietrificata!». Il ruolo del palleggiatore: «Sono tante le cose che il palleggiatore deve sempre avere in testa durante la gara - ha spiegato Kathleen Weiss - Non deve farsi leggere dall’avversario, ma anzi capire i suoi punti deboli e sfruttarli», «Cerchiamo di sbirciare gli spostamenti del centrale avversario - ha aggiunto Smutna - e di distribuire la palla di conseguenza».
Infine, anche il tecnico Stefano Lavarini, ospite tra il pubblico insieme al vicepresidente del Volley Bergamo, Enrica Foppa Pedretti, e al direttore generale Giovanni Panzetti, è stato chiamato a raccontare quanto deve essere psicologo un allenatore: «Fare lo psicologo di dodici donne è estremamente difficile e spesso non ci provo nemmeno... Anche perché queste atlete sono delle professioniste che vogliono fare al meglio il loro lavoro e sanno fare squadra».
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