Doping, controanalisi positive
Sospeso Schwazer, Rio a rischio

La Iaaf ha sospeso Alex Schwazer e l’Olimpiade di Rio de Janeiro diventa un miraggio. L’esito delle controanalisi ha confermato la positività al testosterone sintetico emersa dal controllo ripetuto lo scorso maggio sulle urine dell’atleta, un campione prelevato il giorno di Capodanno a Vipiteno e sul quale un primo test aveva dato esito negativo.

A questo punto, a meno di clamorosi colpi di scena, sfuma il sogno del marciatore altoatesino di volare a Rio de Janeiro per i Giochi Olimpici. Oro a Pechino 2008 ma escluso dall’edizione del 2012 per la positività all’Epo, con tanto di conferenza stampa in lacrime a fare mea culpa e successiva squalifica di 3 anni e 9 mesi, Schwazer si era rimesso in gioco affidandosi a Sandro Donati - icona antidoping - con l’obiettivo chiaro di tornare ai livelli di un tempo e volare a Rio.

Obiettivo centrato lo scorso 8 maggio, con la vittoria nella 50 km ai Mondiali di marcia a squadre di Roma che gli garantiva il pass per i Giochi. «È stata una delle gare più belle che abbia mai fatto, una gara importante che non dimenticherò mai», aveva detto subito dopo Schwazer di cui si festeggiava la rinascita. Ma il 22 giugno ecco la doccia fredda, con la notizia della nuova positività.

A dispetto però di quanto accaduto quattro anni prima, il marciatore azzurro non ci sta: «Sono ancora qui per metterci ancora la faccia, per rispetto di chi mi è vicino. Ma non ci sono scuse per errori fatti. Quattro anni fa ho sbagliato, stavolta non ho fatto alcun errore. Anzi, da un anno e mezzo, con tanta fatica, sto facendo il contrario. Per me è un incubo, è la peggior cosa che poteva succedere. Però posso giurare che qui andremo a fondo: ho investito troppo in questo ritorno e sto dando troppo, così come chi mi aiuta e mi sta vicino».

Dall’entourage di Schwazer gridano al complotto, lo stesso Donati rivela che «ad Alex sono stati dati consigli a non vincere sia a Roma che a La Coruna. Da chi? Da persone che hanno un ruolo importante, questo verrà specificato nelle sedi competenti. L’odio nei miei confronti per le mie lotte passate doveva trovare una vendetta».

La difesa di Schwazer sostiene che la causa possa essere una bistecca mangiata l’ultimo giorno dello scorso anno dall’atleta ma soprattutto contesta la possibile manipolazione della provetta. Gerhard Brandstätter, uno dei legali, presenta una denuncia penale contro ignoti ipotizzando i reati di frode sportiva e falso. Ora la sospensione della Iaaf «ma non è una sorpresa, anzi, è la prima decisione veloce con cui abbiamo a che fare - commenta all’Agenzia Italpress -. Impugneremo subito presso la giustizia sportiva questa sospensione, confortati da ulteriori pareri e consulenze che abbiamo avuto in questi giorni che confermano come tutti i profili ematici e steroidei di Alex siano una lampante prova antidoping e che questa positività può essere spiegata solo attraverso fattori esterni molti gravi e molti vili, che sono stati già denunciati penalmente. Faremo ricorso già da lunedì».

Per Brandstätter, che ha associato nel collegio difensivo anche l’avvocato Marchese di Pescara, non si possono non considerare «le gravi irregolarità di tutta la procedura che hanno accompagnato il controllo di gennaio» e dall’entourage dell’atleta ribadiscono che l’esito delle controanalisi «è un risultato da noi atteso perché non abbiamo mai nutrito dubbi sulla qualità del laboratorio di Colonia. Infatti la nostra attenzione è sulle fasi che hanno preceduto la consegna dei campioni a detto laboratorio, piene di tanti lati oscuri ed inquietanti».

«Dopo la notizia della positività non ho mai smesso di allenarmi nonostante il dolore, la rabbia e l’amarezza che assorbono tutte le mie energie - il commento di Schwazer -. Lo faccio per il mio allenatore, per chi mi è sempre stato vicino e per tutti quelli che ogni giorno dimostrano di credere in me e nella mia innocenza. Lotterò fino all’ultima possibilità per far chiarezza su questa storia: voglio andare alle Olimpiadi per dare una risposta in gara perché sono pulito».

E dal canto suo, Sandro Donati gli resta vicino: «La gravità della situazione e i troppi lati oscuri meritano l’attenzione della Wada che dovrebbe aprire con urgenza un’indagine nei confronti dei comportamenti della Iaaf. Sarebbe un pessimo segnale se dovesse prevalere l’ammiccamento tra istituzioni che schiaccia la verità».

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