Coppia italiana su tutti gli Ottomila
La bergamasca Meroi col marito: è record

Nove ore: uno sforzo immane per raggiungere gli 8.091 metri della cima dell’Annapurna, l’ultima vetta che mancava a Nives Meroi, bergamasca, e al marito Romano Benet per entrare da protagonisti assoluti nella storia dell’alpinismo

Sono la prima coppia e la prima cordata ad aver scalato assieme tutti i 14 Ottomila della Terra. Per di più senza usare ossigeno supplementare né portatori d’alta quota, quello che gli scalatori chiamano «stile alpino».

Alle 9 hanno piantato i ramponi sull’ultimo lembo di montagna assieme agli spagnoli Alberto Zerain e Jonatan Garcia. Un’ascensione «vecchia maniera», lungo la via dei Francesi (aperta nel 1950 dai primi salitori dell’Annapurna), che è scattata a mezzanotte quando i quattro hanno lasciato la tendina a 7.200 metri, dandosi il cambio a «pestare» neve per farsi strada verso la cima. Un lavoro di squadra che è stato fondamentale. «È stata la salita più impegnativa ma anche la più bella», ha raccontato Nives dalla tendina a campo 4 dove si sono fermati a riposare durante la discesa a valle.

«L’ascensione dell’Annapurna - ha aggiunto - incarna in pieno il nostro modo di vivere la montagna, abbiamo faticato tantissimo». Le fa eco il marito: «È stata davvero dura». Prima di loro 34 alpinisti hanno completato la «collezione» degli Ottomila, ma solo 17 senza ausilio di ossigeno. Il primo fu Reinhold Messner nel 1986. Tra le donne il record è conteso: secondo alcuni il titolo spetta alla coreana Eun-Sun Oh, secondo altri alla spagnola Edurne Pasaban. Entrambe comunque hanno utilizzato l’ossigeno, oltre agli elicotteri per i trasferimenti da un campo base all’altro e gli sherpa per attrezzare le vie. Anche Nives Meroi - che ha sempre scalato in completa autonomia - è stata a lungo in lizza per quel primato, ma nel 2009 scelse di ritirarsi dalla «corsa» spiegando così la decisione: «L’alpinismo di oggi perde proprio le caratteristiche del gioco come lo intendiamo noi, ovvero esplorazione di sé stessi in contesti diversi». E poi voleva aspettare Romano, colpito da una rara malattia (aplasia midollare). Tre anni di cure, di paure e di speranze prima che i due potessero tornare alla montagna. Passo dopo passo, mano nella mano, fino alla cima dell’Annapurna.

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