Colantuono rompe il silenzio - Sondaggio
«L’Atalanta si salvava comunque»

A tre mesi abbondanti dall’esonero il mister nerazzurro spiega la sua versione dei fatti.

«Io ho accettato la decisione senza fare polemiche per la stima che ho dei Percassi: operano per il bene dell’Atalanta». Stefano Colantuono rompe il silenzio e 102 giorni dopo l’esonero dall’Atalanta racconta la sua versione dei fatti. Senza polemica, ma qualche sassolino dalla scarpa nell’intervista con Pietro Serina se lo toglie, eccome. «Ho accettato per il bene dell’Atalanta, capisco che un esonero può anche portare uno scossone». Ma non è detto che ci sia stato: «Non parlo del lavoro degli altri, non parlo di Reja. Ci siamo anche sentiti, dopo la prima partita che ha fatto a Parma… Lui è esperto, conosce bene il mestiere, è sereno».

Ma i numeri dicono che il campionato si è chiuso con «+3 che valeva +4 sul Cagliari al mio esonero, stessi dati a fine stagione» ricorda Colantuono: «Quest’Atalanta si sarebbe salvata con Colantuono, con Reja, con Sartori, con Marino…». Sui dirigenti però non parla, anche se ammette che «di certo ci saremmo dovuti sedere con calma a fine campionato. C’erano discorsi da fare…». E magari giocatori da cambiare prima: ««Sì, dopo tre anni probabilmente devi cambiare di più… Per ripartire nel modo giusto».

Colantuono riparte da Udine, ma l’Atalanta la tiene sempre nel cuore. Il che non gli impedisce di rispondere a qualche rilievo critico, come quello di non amare i giovani in campo: «Il primo anno con me hanno giocato in 12 o 13… Tanti li abbiamo riscoperti e valorizzati, poi sono stati ceduti. Un lavoro straordinario. Quando l’estate scorsa c’è stata la possibilità di cedere Consigli posso dire tranquillamente che io e solo io ho detto: non mi serve un altro portiere, gioca Sportiello. Non erano tutti convinti…». O di essere difensivista: «Mah: 24 partite vinte in B, 6 di fila l’anno scorso. La miglior Atalanta con Denis, Maxi, Schelotto, Bonaventura, Cigarini contemporaneamente in campo…».

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