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Mercoledì 04 Marzo 2015
Caos Parma, domenica che si farà?
Tavecchio: c’è un piano per giocare
«Abbiamo predisposto un piano per far sì che domenica si possa giocare definitivamente». L’annuncio del presidente della Figc, Carlo Tavecchio arriva al termine di un breve incontro con il sindaco di Parma Federico Pizzarotti e il dg della Lega Serie A, Marco Brunelli.
Sul tavolo, ancora una volta, la questione Parma su cui il mondo del pallone sta cercando di trovare una quadra. «Di concerto con gli enti interessati, dopo aver informato anche i calciatori, che sarà sottoposto all’assemblea di venerdì. Poi nel pomeriggio mi recherò a Parma per illustrarlo ai calciatori sperando che venga accolto per far sì che domenica si possa giocare definitivamente». Parma-Atalanta incombe. E la Figc non vuole rinviare ancora i match della squadra di Donadoni.
«La cosa più importante - aveva auspicato il presidente del Coni, Giovanni Malagò - è che nell’assemblea di Lega, i colleghi di questo fantascientifico e pittoresco personaggio in fondo alla catena, trovino il modo di salvaguardare almeno la parte sportiva e dare una regolarità al campionato che di fatto sarebbe anomalo se il Parma non dovesse tornare a giocare». Ora è una corsa contro il tempo per mettere d’accordo Lega, Comune e giocatori. «Possibilità che si giochi? Torniamo al 50%», dice all’uscita della Figc, Pizzarotti più fiducioso di quando era entrato («la possibilità è calata al 40%»). «Dei passi si sono fatti - aggiunge - Vediamo cosa decide la Lega».
Il piano si snoda su tre livelli: una sorta di raccolta fondi - si parla di circa 5 milioni di euro - da parte dei club di A per garantire al Parma di terminare la stagione; un accordo con il Comune per i costi dell’impianto; un’intesa con i giocatori affinché scendano in campo domenica senza mettere in mora la società. Contro di loro si è scagliato il n.1 della Lega Pro, Mario Macalli: «Il ritardo di un quarto d’ora in Serie A? È molto più di un’ipocrisia, i calciatori dovrebbero vergognarsi. I giocatori di Serie A non partecipano al fondo di garanzia al quale aderiscono i loro colleghi di B e Lega Pro, se mettessero cinquemila euro a testa, si risolverebbe temporaneamente il problema, consentendo al Parma di giocare le partite».
«Ritardiamo di mezz’ora le partite per gli operai dell’Ilva che guadagnano 1000 euro al mese - ha incalzato - invece di uscire da Collecchio con Ferrari lunghe ventidue metri». Pronta la replica del presidente dell’Aic, Damiano Tommasi: «Da un vicepresidente Figc arrivano dichiarazioni di un qualunquismo preoccupante per chi ha a cuore la soluzione del caso Parma. In B e Lega Pro il contributo di solidarietà l’abbiamo chiesto e inserito nell’accordo collettivo. Con la A da 3 anni cerchiamo un accordo quadro e il ritorno di quel fondo ma i club ce lo negano». Per Lucarelli e compagni garantiranno Lega e Figc che però hanno le mani bloccate fino al prossimo 19 marzo quando a Parma è già fissata l’udienza fallimentare del club. E Giampietro Manenti? Sembra proseguire per la sua strada. «Stiamo cercando di preparare il documento da portare in Procura in modo che ci sia un piano credibile e duraturo da portare avanti - l’ennesima promessa a Sky -. Andremo la prossima settimana in Procura con dei pagamenti fatti perché sennò sarebbe assurdo. Entro il 30 giugno pagheremo la parte inevasa. Ho sempre parlato di tempi tecnici, i soldi ci sono sempre stati». Il n.1 allontana lo spauracchio fallimento: «Con un piano credibile non succederà. Se io sono un bluff? Probabilmente sì, probabilmente no».
Intanto il Parma perde pezzi: si dimette il dg Pietro Leonardi. «Le mie condizioni di salute, peggiorate negli ultimi tempi e l’attuale situazione ambientale che si è mio malgrado venuta a creare - le parole di congedo - non mi consentono più di svolgere il mio lavoro proficuamente». Parma, la squadra e i tifosi ora aspettano di capire cosa succederà.
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