Sport / Bergamo Città
Domenica 26 Ottobre 2014
Atalanta, stop al copione di Udine
Recitiamone uno nuovo col Napoli
La peggior Atalanta di questo avaro inizio di campionato. Risultato: abbiamo consentito alla tutt’altro che travolgente Udinese di centrare la posta in palio senza un dispendio di energie eccessivo.
Praticamente impossibile evidenziare ciò che di positivo sia funzionato sia a livello di squadra che individuale. Alle evidente lacune di carattere tecnico-tattiche va segnalato che anche sotto il profilo agonistico non c’è da stare allegri. Ed è un’aggravante pesante perché se i nerazzurri non si affidano nemmeno al tradizionale animus pugnandi apriti cielo.
In altre parole l’Atalanta sprovincializzata, di colpo, a Udine era già stata condannata a soccombere negli spogliatoi friulani. Ci si è difesi, spesso e volentieri, in modo pressapochista e si sono imbastite, a centro campo, trame offensive agevolmente controllate dagli avversari. Per non parlare della fase finalizzativa al punto che si è reso disoccupato il portiere bianconero per l’intera partita.
Lo stesso Stefano Colantuono, del resto, a gara ultimata ha ammesso che non c’è stata cosa che abbia funzionato a dovere. Nemmeno i cambi in corsa hanno dato la benchè minima risposta positiva. Così, invece di dare continuità alla vittoria casalinga con il Parma, siamo mestamente alle solite cifre alla mano: si segna col contagocce (tre i gol realizzati), mentre sono dieci quelli incassati. Uno scarto passivo, certificato nelle otto sfide disputate, che deve preoccupare all’ennesima potenza in chiave prossima-futura.
Specie se l’impietoso calendario propone il Napoli, a Bergamo, mercoledì e i granata del Torino, domenica, nel capoluogo piemontese. Cambiare modulo e mentalità in un paio di giorni non sarà certo una gioco da ragazzi ma guai non invertire la marcia in fretta. Unica consolazione?
Dal pronti via del torneo siamo sopra, sia pure di un nonnulla, la zona rossa anche se riaffidandoci al copione di Udine (e, magari, non solo) potremmo trovarci in acque decisamente agitate.
Arturo Zambaldo
© RIPRODUZIONE RISERVATA