Atalanta, statistica da brividi
Mai così pochi gol nella sua storia

La statistica è da brividi: nei suoi 54 campionati a girone unico in serie A l’Atalanta non ha mai segnato così pochi gol come nel torneo attuale dopo 11ª giornate. Quattro reti sono il primato negativo assoluto per la squadra nerazzurra.

Che nel torneo in corso ha rifilato due gol all’allegro Cagliari di Zeman (Estigarribia e Boakye), uno al Parma (Boakye proprio al 90’) e uno al Napoli (quando Denis si è sbloccato), ma è rimasta a digiuno addirittura per otto giornate. Inutile dire che se i bergamaschi perseverassero in un rendimento così pessimo in fase offensiva sarebbero guai seri (la scandalosa proiezione sarebbe di 14 reti a fine campionato), anche perché è quasi impossibile mantenere la media di 2,5 punti ogni gol segnato che per il momento ha consentito all’Atalanta di restare fuori dall’area retrocessione.

Segnare poco non significa automaticamente finire in serie B. E segnare tanto non vuol dire salvarsi, però quattro gol all’attivo sono davvero una miseria, tale da far suonare il campanello d’allarme. Se non si segna non si vince e non si scala la classifica. Per fortuna che la difesa sta tenendo bene (è la quinta meno perforata del campionato), ma da sola non è sufficiente per non correre rischi.

Dicevamo che è un record negativo assoluto per l’Atalanta. Mai è stata così sterile nella sua storia di provinciale di lusso. Soltanto nel 1965/66 ci fu una situazione paragonabile all’attuale con i bergamaschi a quota 3 gol dopo 9 giornate, ma allora i nerazzurri allenati da Angeleri (che aveva sostituito Puricelli dopo cinque turni) si scatenarono alla 10ª e 11ª giornata realizzando la bellezza di 6 reti.

L’ultima volta che l’Atalanta è retrocessa, nel 2009/10 (l’anno di Conte e di Mutti), i nerazzurri avevano segnato 10 gol dopo 11 giornate e si congedarono a quota 37, mantenendo dunque una media di quasi un gol a partita. Nelle ultime tre annate con mister Colantuono i bergamaschi hanno invece segnato nell’ordine 15, 10 e 12 gol dopo 11 giornate concludendo le loro fatiche a 41, 39 e 43 gol.

Ci sono stati, invece, quattro casi in cui l’Atalanta ha superato la versione 2014/2015 di mister Colantuono nella prima giornata o al massimo nelle prime due: ricordiamo il 6-2 rifilato all’esordio in trasferta al Bologna nel 1949/50 (con tripletta di Karl Hansen e doppietta di Sorensen), e quell’anno i bergamaschi segnarono in tutte le prime dieci giornate di campionato per un totale di 24 reti (!), e il 4-3 interno al Milan e il 2-2 in trasferta contro la Lazio nelle prime due giornate del 1955/56.

I due casi più recenti sono però anche i due più curiosi, visto che nel 1993/1994 l’Atalanta di Guidolin strapazzò in casa per 5-2 il Cagliari nel debutto e alla fine retrocesse con Prandelli in panchina e l’identico destino i nerazzurri lo subirono nel 1997/98 (mister Mondonico), quando piegarono il Bologna in casa per 4-2 nella 1ª giornata e pareggiarono 2-2 a Parma nella 2ª prima di incanalarsi nell’incubo retrocessione.

In definitiva, si va in serie B per i punti non conquistati, non per i gol non segnati. Ma i gol si devono segnare, per non penare in classifica, perché sono il sale del calcio, il simbolo della bontà del gioco espresso, e perché è il gol che fa gioire i tifosi allo stadio.

Marco Sanfilippo

© RIPRODUZIONE RISERVATA