Sport / Bergamo Città
Domenica 05 Ottobre 2014
Atalanta, quattordici giorni di tempo
Per ricostruire efficacia e autostima
Magari fosse solo la classifica a preoccupare. Sono state, del resto, disputate non più di sei gare con un plotoncino di squadre divise da uno o due punti nei bassifondi.
I problemi sono diversi a cominciare dal persistente digiuno di gol e con la difesa che, tranne all’esordio con il Verona, è stata di volta in volta perforata. Mantenendo questo andazzo la situazione, purtroppo, non potrà che peggiorare.
Mantenere le fette di salame sugli occhi, a questo punto, equivarrebbe ad aggravarla da momento a momento. Più costruttivo dare il là al classico campanello d’allarme visto che siamo ancora a tempo. La stessa deludente trasferta di Genova ci ha fornito specifiche indicazioni.
A livello individuale si è avuta la conferma di un Denis lontano dalla forma evidenziata nelle stagioni precedenti nonostante il suo impegno in campo. Per fermarci all’attacco la manovra di Boakye si è, di colpo, rallentata. Bianchi negli spezzoni di partita non ha affatto convinto. A centrocampo c’è un Cigarini altalenante: Carmona e D’Alessandro raramente raggiungono la sufficienza piena. La difesa ha nei centrali Biava e Benalouane pedine affidabili ma se da quattro turni la porta di Sportiello viene perforata qualcosa, evidentemente, non va nel reparto.
Una lettura, la nostra, eccessivamente, severa? Tutto è opinabile, per carità, specie in materia calcistica. Non ci sentiamo, inoltre, di smentire chi parla di un’Atalanta dal dna imborghesito rispetto al passato. Certo, nel secondo tempo di Marassi i nerazzurri hanno messo in atto un’incoraggiante reazione, quanto meno, sotto l’aspetto caratteriale.
Ma ci vuole altro se intendiamo applaudire nel prossimo futuro una formazione che, in ogni caso, sulla carta possiede i numeri per andare oltre l’obiettivo da minimo sindacale, rappresentato dalla salvezza. Provvidenziale il paio di settimane che ci separano dalla ripresa del campionato. «Calma e sangue freddo» verrebbe da dire sempre, però, che si mettano a frutto i preventivati quattordici giorni per ricostruire gli elementi tecnico-tattici e non ultima l’autostima.
Arturo Zambaldo
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