Atalanta, mancano due innesti?
Può darsi ma di secondo piano

Se proprio si vuol cercare il classico pelo nell'uovo allora sosteniamo pure che l'attuale rosa dell'Atalanta potrebbe essere allargata di altre due pedine. Ma sia estremamente chiaro di seconda portata visto che la squadra disegnata da Colantuono non necessita di alcun innesto.

Se proprio si vuol cercare il classico pelo nell'uovo allora sosteniamo pure che l'attuale rosa dell'Atalanta potrebbe essere allargata di altre due pedine. Ma sia estremamente chiaro di seconda portata visto che la squadra disegnata da Colantuono non necessita di alcun innesto. A meno che gli obiettivi della società siano di colpo mutati, non traducibili cioè nella sola salvezza.

Ma sull'argomento non ci risulta alcun cambiamento di pensiero. A confermarlo parlano le recenti ed eloquenti dichiarazioni del direttore generale Pierpaolo Marino e del mister nerazzurro. Entriamo nel vivo. A detta di qualcuno per completare l'organico, dando così, un definitivo calcio agli eventuali imprevisti non rari lungo una stagione sportiva, mancherebbero all'appello un difensore e un centrocampista.

Può darsi a patto, però, di puntare gli occhi rigorosamente sul paio di giocatori disposti a entrare in scena unicamente in emergenza. Del resto, globalmente, il reparto arretrato dispone, oggi come oggi, di un totale di una decina di unità (a giocare, ricordiamolo, saranno la metà) e nella zona nevralgica del manto erboso ne sono a libro paga più del doppio. Da qui l'insorgere di una ragionevole valutazione sul da farsi, accantonando una volta per tutte, certe smanie di voler cambiare solo per il gusto di cambiare.

Diverso il discorso se al titolare certificato si volesse accostare un giocatore di pari affidamento, quello che avviene di norma nei club costretti a puntare in alto. Ma, ribadiamo, che l'Atalanta non rientra in quell'ambito. Da tempo sottilineiamo che se l'Atalanta dovesse rimanere quella di adesso (team titolare e panchinari compresi) apporremo una rimarcata firma. Se, comunque, subentrassero necessità di sfoltimento guai tappare le orecchie. E al termine delle trattative (scadenza ultima il 2 settembre) mancano ormai dieci giorni. Staremo a vedere.

Arturo Zambaldo

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