Sport
Venerdì 09 Agosto 2013
L'Atalanta e il logo dell'Expo
No grazie, prima lo stadio nuovo
di Xavier Jacobelli
Caro Direttore,
è più forte di loro. Ogni volta che quelli della Casta fanno un'invasione di campo nel calcio, segnano sempre un autogol. L'ultimo è pestilenziale. E, per realizzarlo, si sono messi addirittura in due.
di Xavier Jacobelli
Caro Direttore, è più forte di loro. Ogni volta che quelli della Casta fanno un'invasione di campo nel calcio, segnano sempre un autogol. L'ultimo è pestilenziale. E, per realizzarlo, si sono messi addirittura in due. Si tratta degli autorevoli Antonio Rossi, assessore allo Sport e alle Politiche giovanili, olimpionico della canoa e Claudia Maria Terzi, bergamasca, assessore all'Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile.
Secondo Rossi, le squadre lombarde devono trasformarsi in testimonial dell'Expo 2015; secondo Terzi, l'Atalanta deve piazzare il logo Expo sulle proprie maglie. «Stiamo puntando sul binomio fra i valori dell'Esposizone Universale e quelli dello sport - ha spiegato a L'Eco di Bergamo -. L'Atalanta sarebbe un ottimo portabandiera dell'Expo e i bergamaschi si sentirebbero ancor più parte di un grandissimo progetto».
Forse il progetto dello stadio nuovo Achille e Cesare Bortolotti, che sostituisca il catorcio di impianto dove l'Atalanta è costretta a giocare e dove non giocherebbe mai, qualora si qualificasse all'Europa League, poichè l'Uefa chiuderebbe immediatamente l'ex Brumana? Coraggio, assessore Terzi, ci dia un'altra idea. Altro che Expo.
Per disinnescare la bomba a orologeria piazzata nel cuore di Bergamo, monumento nazionale a cinquant'anni d'ignavia e di promesse mai mantenute dalla classe politica di ogni colore, lei che cosa farebbe? Che cosa farebbe la giunta di cui fa parte, presieduta dal segretario nazionale del partito un cui bergamasco esponente ha insultato un ministro della repubblica con epiteti razzisti e non le ha ancora chiesto scusa?
Assessore Terzi, ha mai messo piede allo stadio di Bergamo? Se sì, ci torni presto. Così può ascoltare che cosa pensino gli atalantini della Casta e organizziamo un bel dibattito su dire, fare, parlare, dormire. In caso contrario, provveda subito. Così si allena per guidare i battaglioni di visitatori stranieri attesi all'Expo e potrà mostrare loro una delle meraviglie di Bergamo: un impianto obsoleto, vecchio, insicuro. Grida vendetta al cospetto della grandezza della società non metropolitana che ha disputato il maggior numero di campionati in A.
Caro Direttore, diranno che questo è populismo, demagogia, antipolitica, come se parlare di questioni concrete da risolvere non fosse fare vera politica. Sosterranno che il problema è di Bergamo, non della Regione Lombardia, che però chiede alla squadra di Bergamo di fare da testimonial dell'Expo (a proposito: i 12 milioni di euro dalla Regione assicurati per lo Skidome di Selvino che cosa ci rappresentano? Secondo Italia Nostra, lassù stanno partorendo un nuovo ecomostro, capace di mangiarsi 15 ettari di boschi: lo sa il Pirellone?).
Aggiungeranno che, al tempo della crisi, non si può pensare agli stadi. Infatti, in Francia, dove ospiteranno l'Europeo 2016, prevedono un punto in più di Pil grazie alla costruzione dei nuovi impianti, con ricadute sull'occupazione e sull'indotto.
A Torino, la Juve ha incrementato del 32% il proprio fatturato nel primo anno dello Stadium che vive sette giorni su sette, ha contato 1 milione di visitatori di cui 170 mila al Museo; ha ottenuto per 99 anni in gestione l'area della Continassa dove sono sorti e sorgeranno negozi, ristoranti, aree per i bimbi e per le famiglie. A Udine, l'Udinese si è accordata con il Comune onde usufruire per 99 anni dell'area su cui sorge lo stadio Friuli che il club dei Pozzo, a spese proprie, sta totalmente ristrutturando: sarà pronto per la stagione 2014-2015.
A Bergamo, invece, l'Atalanta dovrebbe apporre sulle proprie maglie il logo dell'Expo perchè, secondo l'assessore Terzi i nerazzurri sarebbero «i nostri alfieri». Alfieri di chi? Di questa Casta? No, grazie. Prima lo stadio e poi se ne riparla. Fra cent'anni.
Xavier Jacobelli
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