Tignoso in campo, garbato fuori
Roncoli, per lui solo nerazzurro

Avremmo dovuto ricordarlo maggiormente in vita Livio Roncoli, terzino difensivo d'acciaio, che con 277 presenze (di cui 239 in serie A) da titolare ha fatto la storia atalantina. Senza contare che si parla dell'unico giocatore bergamasco che ha indossato soltanto la maglia nerazzurra.

Avremmo dovuto ricordarlo maggiormente in vita Livio Roncoli, terzino difensivo d'acciaio, che con 277 presenze (di cui 239 in serie A) da titolare ha fatto la storia atalantina. Senza contare che si parla dell'unico giocatore bergamasco che in quattordici anni di carriera ha indossato soltanto la maglia nerazzurra.

Il suo curriculum si sarebbe arricchito di altre benemerenze se a 31 anni non avesse optato per la professione di farmacista, sfruttando così a fondo la laurea appena conseguita. Roncoli con i vari Cattozzo, Gardoni, Annovazzi, Bassetto, Rasmussen (tanto per citarne qualcuno) mi fecero di colpo «innamorare» dell'Atalanta, quando da ragazzino avevo iniziato a seguire la squadra da una delle curve in legno dello stadio comunale.

Impossibile non annoverare Roncoli tra i nerazzurri più benvoluti. In lui colpiva, d'acchito, la generosità e la quantità industriale di agonismo e concentrazione. Non a caso suo compito principale era quello di marcare a vista il bomber avversario di grido. Ricordo, su tutti, i suoi duelli con gli juventini Charles e Sivori, di gran lunga con qualità tecniche superiori ma che sapeva comunque contrastare o quanto meno limitare non poco i danni.

E non a caso non c'è stato allenatore, a quei tempi, che non lo abbia preferito ad altri dotati magari di un miglior portamento calcistico. Fuori dal campo, sia quando era in attività, sia dopo brillava per signorilità e profondità intellettiva. Insomma una persona non solo a modo ma con il quale era piacevole affrontare un qualsiasi argomento.

Nonostante la sua specifica esperienza in materia di calcio, una volta appese, come si suol dire, le scarpette al chiodo, non amava ergersi a fine intenditore. Le sue considerazioni e disquisizioni, seppur specifiche e argute, erano puntualmente all'insegna del garbo e del massimo rispetto per quelle altrui.

Uno dei pochissimi riconoscimenti, per i suoi luminosi trascorsi atalantini, lo ebbe dal Club Amici dell'Atalanta che lo riconobbe in grado di meritarsi il prestigioso premio alla memoria dei presidenti Achille e Cesare Bortolotti. Anche in quella circostanza, lo stile-Roncoli, un coktail di modestia, eleganza e bontà d'animo, non sfuggì ai numerosi supporter nerazzurri presenti in sala al momento della consegna della medaglia d'oro. I calorosi applausi al suo indirizzo lo avranno portato indietro nel tempo, sicuramente, in maniera oltremodo gioiosa.

Arturo Zambaldo

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