Atalanta, da un momento all'altro
stop al termine «immobilismo»

Da adesso l'immobilismo nell'ambito del calcio mercato atalantino ha lasciato il posto a frenetiche trattative con fumate bianche attese in rapida successione. Per certo sappiamo che per il direttore generale Pierpaolo Marino sono queste ore di concretezza.

Da adesso l'immobilismo o presunto tale nell'ambito del calcio mercato atalantino ha lasciato il posto a frenetiche trattative con fumate bianche attese in rapida successione. Per certo sappiamo che per il direttore generale Pierpaolo Marino sono queste ore di concretezza.

La sua assenza, del resto, alla pur importante presentazione, a Zingonia, di Giancarlo Finardi nel ruolo di vice Favini la dice lunga sull'operatività in materia. In dirittura d'arrivo,ormai, le cessioni di Gabbiadini (la punta dell'under 21 andrà alla Sampdoria con il benestare della Juventus) e di Ardemagni (si è aperta una movimentata asta, protagoniste Catania e Palermo).

Parallelamente spazio alle strategie votate a trarre il maggior profitto dalle più che probabili partenze dei gioielli Bonaventura e Consigli. Oltre naturalmente, sempre in uscita, a definire le mosse più opportune per collocare le pedine di una rosa rigorosamente da sfoltire.

Al riguardo in vetta alla graduatoria troneggiano Troisi, Parra e Contini seguiti, se ci sarà la volontà, da De Luca, Brivio e Radovanovic, terzetto richiesto da più società. Tutte operazioni che porteranno alle casse nerazzurre un prezioso tesoretto da trasferire alle esigenze del bilancio e contemporaneamente per ricomporre il prossimo organico. L'abilità di Marino consisterà pure nel mettere a disposizione del confermatissimo Stefano Colantuono una squadra in grado di non far rimpiangere quella che nel passato campionato si salvò senza alcun patema.

E, qui, i nomi in arrivo più gettonati negli ultimi giorni ci riportano al terzino destro De Silvestri(Fiorentina) al difensore centrale Acerbi (Genoa) e al centrocampista Merkel (Udinese). Tre ruoli, insomma, invocati all'unanimità. Ma ritenendo di conoscere Marino, non escluderemmo il classico colpaccio che nemmeno i più autorevoli esperti delle campagne acquisti-cessioni hanno sin qui anche solo ipotizzato. Insomma, ci sembra proprio il caso di ribadirlo: il termine immobilismo non è mai rientrato nel vocabolario della famiglia Percassi e di conseguenza dei suoi più stretti collaboratori.

Arturo Zambaldo

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