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Lunedì 22 Aprile 2013
Colantuono, regalaci baby Palma
nell'anticipo di sabato col Bologna
A Stefano Colantuono chiediamo l'ennesimo regalo dopo le due promozioni, i punti record della passata stagione e buon ultimo quest'altra salvezza virtualmente blindata: è giunto il momento di presentarci dal vivo Antonio Palma.
A Stefano Colantuono chiediamo l'ennesimo regalo dopo le due promozioni, i punti record della passata stagione e buon ultimo quest'altra salvezza virtualmente blindata. È giunto il momento di presentarci dal vivo Antonio Palma, il diciannovenne centrocampista della Primavera, uno dei gioielli di Zingonia, pronto ai blocchi di partenza.
Palma, monzese, azzurro dell'under 19, figura da un paio di settimane tra i convocati dal mister nerazzurro per la squadra titolare. Gli manca, però, l'esordio vero e proprio, in questo caso, in serie A. Perché allora non dargli questa opportunità già nell'anticipo di sabato prossimo allo stadio Azzurri d'Italia contro il Bologna? Si tratterebbe di cogliere i classici due piccioni con una fava: per Palma l'inizio un sogno diventato realtà; per i tifosi di visionarlo passo su passo sul terreno amico (di questi tempi magicamente erboso) con occhi benevoli e gonfi di orgoglio.
Del resto è la rassicurante classifica a stimolare il «largo ai giovani» in casa atalantina. Pure il calendario sembra favorire lo stimolante esperimento visto che spedisce a Bergamo un'avversaria, più o meno, di pari spessore. In altre parole non verrà a farci visita un club titolato, nei confronti del quale, magari, necessiterebbero strategie tecnico-tattiche e scelte individuali del tutto particolari. E per non sembrare eccessivamente esigenti accontentiamoci di applaudire Palma anche a partita in corso. Stiamo fortemente caldeggiando Palma perché, a detta di qualificati addetti ai lavori in materia di baby, rappresenta il pezzo da novanta di quella Primavera che ha sin qui conseguito invidiabili risultati. Altri compagni di squadra di Palma, ci riferiscono, dispongono di palpabili qualità ma affrettarne l'ingresso tra i «grandi», spesso e volentieri, potrebbe essere controproducente.
Arturo Zambaldo
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