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Sabato 06 Aprile 2013
Quattordici anni di grande passione
Dal Mondo a Del Neri, da Ganz a Vieri
«Papà è forte, è troppo forte. Non ci lascerà soli, ne sono sicuro. Vincerà anche questa battaglia». Così Alessandro Ruggeri, figlio dell'ex presidente atalantino Ivan, parlò alla stampa dopo il malore del padre.
«Papà è forte, è troppo forte. Non ci lascerà soli, ne sono sicuro. Vincerà anche questa battaglia, come ne ha vinte tante altre». Con queste parole Alessandro Ruggeri, figlio dell'ex presidente atalantino Ivan, parlò alla stampa dopo il malore del padre.
Sono passati più di 5 anni, questa frase potrebbe essere ripetute anche oggi dopo la notizia che ha scosso la Bergamo sportiva. Immaginiamo quanto sia stato forte l'ex presidente a lottare su quel filo invisibile e debolissimo tra la vita e la morte per così tanto tempo. Migliaia di persone hanno riempito il Comunale, altrettante passeranno a trovarlo per dargli un ultimo saluto.
Basterà uno sguardo, un sorriso e pensare a quante emozioni ha lasciato nei cuori degli sportivi e quanti sacrifici ha dovuto sostenere per la sua Atalanta. Sono anni di passione, quelli dopo le esperienze europee e le illusioni di mantenersi a quei livelli della prima era Percassi, di stadi pieni, di promozioni spettacolari, di retrocessioni amare, dal tifo caldo e appassionato all'avvento del potere delle tv che hanno contribuito a svuotare in parte un Comunale che negli anni 90 godeva di ottima salute.
E che dire dei campioni arrivati a Bergamo? Ci si potrebbe fare quasi una Nazionale al completo, senza contare qualche straniero di lusso. E i mister dal primo Prandelli, al ritorno di Mondonico, da Mutti a Vavassori, da Finardi a Mandorlini, da Delio Rossi a Colantuono fino a Del Neri.
Vediamo cosa ci lasciano quegli anni, i ricordi e i nomi che si legano indissolubilmente a quelli del presidente atalantino. Eredita la quota di Percassi nel gennaio del 1994, quindi la sua prima stagione è quella della rinascita dalla Serie B, con il Mondo in panca. Esplodono Pisani, Morfeo e Locatelli: dopo un avvio difficile la squadra risorge con un girone di ritorno alla grande, spinta dalle reti di Ganz: la vittoria promozione contro la Salernitana resterà tra le giornate più belle, diluvio e sole, la diretta sulla Rai e la festa finale.
Il ritorno in A è dolcissimo con l'arrivo del giovane Cristian Vieri, altro top player dell'era Ruggeri: è l'anno degli architetti Gallo-Sgrò, del gran gol di Pisani contro la Roma, della finalissima di Coppa Italia persa contro la Fiorentina. Traghettati ancora da Mondonico nel 1996/1997 troviamo una delle squadre più belle di sempre dell'Atalanta, con il trio d'attacco Lentini-Morfeo-Inzaghi: quest'ultimo diventa Superpippo e vince la classifica cannonieri con 24 reti.
Il serbo Mirkovic dà garanzie insieme agli esordienti Foglio e Rustico, un po' meno l'uruguagio Magallanes e il portiere Micillo, sostituito a stagione in corso da Davide Pinato, che detiene il record d'imbattibilità societaria con 651 minuti. Purtroppo è anche l'anno di una delle più grandi tragedie della storia atalantina: Ruggeri e tutta Bergamo piangono la morte di Federico Pisani e della compagna Alessandra Midali, avvenuta la notte di Carnevale per un incidente stradale.
Nel 1997/1998 un'Atalanta ridimensionata, guidata in attacco dal giovane Lucarelli e dall'ex napoletano Caccia, si avvia lentamente verso la retrocessione in B. Mondonico lascia, nel 1998/1999 Mutti prova a riportare la squadra in A con l'arrivo di Cristiano Doni: la promozione sfuma nel finale, ma a Bergamo iniziano a crescere giovani speranze, che esplodono l'anno dopo con Vavassori in panca: Bellini, Lorenzi, Natali, Damiano Zenoni, Cristian Zenoni, Zauri, Donati, Pinardi, Rossini.
I gol di Caccia sono fondamentali, quello di Nappi vale la serie A contro il Cesena. Nella rosa atalantina c'è anche Claudio Paul Caniggia, riportato a Bergamo da Ruggeri, che riaccende l'entusiasmo del pubblico verso i colori atalantini. L'anno dopo ecco la più bella Atalanta della gestione Ruggeri, i terribili ragazzi in testa alla classifica, quelli che fermano sul pari la Lazio campione d'Italia, il Milan dopo un rocambolesco 3-3, e battono 2-1 al Comunale la Juventus.
Altri nomi? Torna Ganz, esplode Ventola, e a gennaio torna anche Morfeo: la primavera porta la salvezza, ma nient'altro di più. L'anno dopo la dirigenza atalantina prova il grande salto, ma gli acquisti dei vari Comandini, Saudati, Rinaldi sono un buco nell'acqua e con Vavassori arriva un ‘altra salvezza, e un super Doni viene anche convocato per il mondiali di Giappone e Corea.
L'anno seguente arriva la retrocessione in B dopo lo spareggio con la Reggina, la squadra viene rifatta, si punta su Mandorlini e sui giovani, su tutti Montolivo e Pazzini, con Budan bomber nei primi sei mesi prima di un brutto infortunio. Al ritorno in A la squadra non cambia poi molto con il nome splendente ma poco utile di Demetrio Albertini, ex stella del Milan e della nazionale. Mandorlini viene esonerato, Ruggeri criticato si fa da parte lasciando a Randazzo, il nuovo mister Delio Rossi per poco non centra l'impresa con i gol di Makinwa,ma la serie B arriva contro la Roma tra gli applausi del Comunale e le lacrime dello stesso Rossi.
Il resto è storia dei giorni nostri. Ruggeri si gode due stagioni di Colantuono e una di Del Neri, la seconda primavera di Doni, la scoperta di Floccari, l'attaccamento a Bergamo di Zampagna, i ritorni di Ventola e Donati e quello discusso di Vieri. Fino a quel maledetto 16 gennaio 2008, il giorno del malore, della corsa contro il tempo. Bergamo lo ha amato, rispettato, criticato. Un rapporto vero, genuino quello con i suoi tifosi. Le sue scelte furono spesso discusse, le sue prese di posizioni forti contro la violenza nel calcio idem.
In una delle ultime interviste affermò della paura di sentirsi solo nella lotta contro questo male del calcio: paradossalmente durante la malattia da solo non lo è mai stato. Bergamo si è ricordata di quello che lui ha dato all'Atalanta in tanti anni e gliene sarà eternamente grata. Buon viaggio presidente.
Simone Masper
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