Faccia a faccia Gegic-Gervasoni
Ma è un lungo muro contro muro

Prosegue alla procura di Cremona, il «faccia a faccia» tra Carlo Gervasoni (ex AlbinoLeffe) e Almir Gegic, lo «zingaro» ex calciatore, coinvolti nell'inchiesta sul calcioscommesse.

Prosegue alla procura di Cremona, il «faccia a faccia» tra Carlo Gervasoni (ex AlbinoLeffe) e Almir Gegic, lo «zingaro» ex calciatore, coinvolti nell'inchiesta sul calcioscommesse. In quasi sette ore, nessuno dei due indagati avrebbe lasciato la propria posizione dando vita di fatto a un muro contro muro che non avrebbe portato alla luce nuovi elementi.

Gervasoni, ex calciatore della Cremonese arrestato però quando ormai militava nel Piacenza, ha indicato Gegic, che a lungo ha giocato in Svizzera, come compartecipe di numerose combine. Dall'altra parte invece l'ex calciatore serbo insisterebbe nel dire di non aver saputo nulla delle presunte manipolazioni di incontri di serie A. Un confronto quindi che al momento non ha portato a sbocchi.

Nella giornata di lunedì, comunque, muro contro muro. Da una parte il grande accusatore dell'inchiesta sul calcioscommesse, l'ex Piacenza Carlo Gervasoni, dall'altra lo «zingaro», Almir Gegic, ex del Chiasso, che è l'unico ancora in carcere dopo la sua decisione di costituirsi a seguito di oltre un anno di latitanza, lo scorso 26 novembre.

Dal confronto tra i due, caratterizzato anche da una certa tensione («Tu mi vuoi rovinare», avrebbe detto Gegic a Gervasoni) è comunque emerso qualche particolare: «Arriveremo alla Champions» avrebbero detto Gegic e Ilievsky, alla presenza di Gervasoni, dopo che, secondo il racconto dell'ex Piacenza, erano state raggiunte le combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio.

È stato il procuratore di Cremona, Roberto di Martino a mettere faccia a faccia Gervasoni e Gegic per oltre otto ore per cercare di andare oltre le considerazioni del gip di Cremona Guido Salvini, che, nel negare la scarcerazione a Gegic, aveva ritenuto che l'ex calciatore serbo avesse «sin dall'inizio operato la scelta di «coprire» con una versione del tutto falsa o comunque ampiamente circoscritta, gli argomenti più «sensibili» per l'indagine e cioè la manipolazione delle partite di serie A e il ruolo del gruppo di «Singapore».

In questo modo avrebbe cercato di ottenere «il massimo vantaggio con il minimo danno per sè e per gli altri associati». Così, quindi, si è giunti al confronto con Gervasoni. Col Gerva, come era noto quando giocava, a ribadire le sue accuse e Gegic a respingerle con determinazione.

L'ex Piacenza, per esempio, aveva parlato di «contatti precedenti a Lazio-Genoa» attivati via Skype tra Gegic e Ilievsky (altro «zingaro», ancora latitante, ndr) «con l'ex calciatore Alessandro Zamperini al fine di raggiungere Mauri (capitano della Lazio anch'egli coinvolto nell'inchiesta, ndr)», di «incontri successivi con Gegic a Cernobbio» e di 20mila euro ricevuti da Gervasoni e Zamperini per la loro intermediazione.

Sempre Gervasoni ha raccontato che Gegic aveva investito 400mila euro per Lecce-Lazio, altra partita nel mirino dell'inchiesta. Gegic, insomma, minimalista, secondo l'accusa, e intenzionato a coprire anche il potente gruppo degli scommettitori di Singapore al vertice delle scommesse clandestine. «Anche a fronte di dati documentali inoppugnabili», commenta un investigatore.

Leggasi intercettazioni, pedinamenti, riscontri sulle celle telefoniche che si aggiungono al J'accuse del Gerva. Per l'ex calciatore si profila una richiesta di patteggiamento, mentre novità dall'inchiesta potrebbero arrivare da un'informativa dello Sco della Polizia sui due «Mister X». Si tratta dei personaggi, di cui avevano parlato il titolare di agenzie di scommesse, Massimo Erodiani, e lo stesso Gegic, che avrebbero diretto il traffico di scommesse, anche legate alla Serie A, dall'hotel Una Tocq di Milano.

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