Jack ha un'idea fissa in testa:
«Fare un gol così anche in casa»

Il giorno dopo la sua «partita», ha acceso il cellulare solo dopo pranzo. Segnando due gol al Siena ha ipotecato la salvezza dell'Atalanta, ma Giacomo Bonaventura non è cambiato: predilige la tranquillità. Gira voce che abbia chiesto alla società di evitargli visibilità, per quanto possibile.

Il giorno dopo la sua «partita», ha acceso il cellulare solo dopo pranzo. Segnando due gol al Siena ha ipotecato la salvezza dell'Atalanta, ma Giacomo Bonaventura non è cambiato: predilige la tranquillità. Gira voce che abbia chiesto alla società di evitargli visibilità, per quanto possibile.

E che domenica sera dopo il rientro a Bergamo e una cena ristretta tra amici abbia scelto di andarsene a letto, non a festeggiare. «Ma c'è una spiegazione - comincia Bonaventura -: anzitutto le interviste del giorno dopo spesso sono logoranti quanto una partita, se non ami essere protagonista. E domenica sera sono tornato a casa perché ero davvero stanchissimo».

Sarà per le cinque ore di viaggio in pullman. O forse per quelle lunghissime corse all'indietro, a coprire la fascia?
«Eh, mi sa per la seconda ipotesi... Ma è normale, il calcio oggi non ti concede lussi, e nei miei compiti rientra anche questo tipo di lavoro. Non mi tirerò mai indietro».

È la fissa di Colantuono: Jack per diventare grande deve coprire la sua fascia sino in fondo... E senza perdere l'avversario...
«Il mister è un martello, e prima di Siena è stato assolutamente decisivo. A differenza del solito ha scelto di mollare un po' la presa, ci ha tolto pressione. E i fatti hanno detto che la sua è stata la scelta giusta».

Però dopodomani tornate in ritiro. Servirà?
«Io faccio il calciatore, non spetta a me decidere. E non credo sia il ritiro a cambiare le prestazioni, altrimenti lo farebbero tutti. È decisivo l'approccio alla gara, e ciascuno di noi ha il suo. Io per esempio preferisco non avere grandi pressioni, quando sono tranquillo mi sento più libero mentalmente, ci metto più fantasia e credo di rendere di più...».

Questo è un bel modo per dire che lei appartiene al partito anti-ritiro.
«No, no. Se serve il ritiro per battere il Pescara, facciamolo da subito, senza aspettare giovedì».

E se riuscissimo davvero a battere il Pescara?
«Di sicuro metteremmo una serissima ipoteca sulla salvezza. A quel punto ci mancherà la matematica...».

Poi potrete giocare per rincorrere il centroclassifica: dal 10° posto in giù, sembra tutto possibile.
«Piano. Testa al Pescara con il quale già all'andata abbiamo perso due punti possibili, poi corsa alla salvezza certa. Solo a quel punto potremo fare i conti».

Non è una risposta... I dieci gol sono il suo obiettivo anche il giorno dopo Siena?
«I 10 gol sono un sogno, tutto è partito da una battuta di Lucchini che mi ha paragonato a dei grandi con i quali ha giocato in carriera... Ma lui mi vuole bene... Però 10 gol nell'Atalanta in serie A sarebbero davvero un gran colpo».

Soprattutto in vista del mercato: lei a luglio si venderebbe, per dieci milioni?
«Non fatemi queste domande, io sto benissimo a Bergamo e questo è già un grande vantaggio. Mi rendo conto che, a 23 anni, se arrivassi davvero a dieci gol e con due stagioni già disputate in A, qualche grande potrebbe farsi viva... Ma io devo solo giocare e migliorarmi».

In cosa, per esempio?
«Domenica a fine gara Denis mi ha detto: "Complimenti, il secondo gol è figlio dei tuoi progressi, adesso sei più freddo sottoporta". Ho ripensato ai suoi consigli, a quando mi dice: quando hai la palla e sei dentro l'area usa la testa, non la frenesia».

È andata così?
«Ho preso la palla, ho visto di non avere pressioni dagli avversari, ho cercato un compagno in area, dato che non c'era ho puntato la porta. Lo specchio era stretto, ma l'ho vista come la soluzione migliore. Mi è andata bene».

E il primo, di gol?
«Quello è stato più difficile, perché va bene il taglio, so che quello dev'essere un mio movimento perché mi apre la porta e obbliga il mio avversario diretto a giocare sul piede sbagliato, ma poi bisogna anche fare bene lo scambio con il compagno e trovare lo spazio giusto per il tiro...».

Le è riuscito tutto bene.
«Un mio amico d'infanzia, da San Severino Marche, mi ha scritto che questo è stato un gran colpo di fortuna. L'ho presa per una provocazione e gli ho risposto che ci riproverò. Mi piacerebbe davvero rifarlo un gol così, il massimo sarebbe riuscirci a Bergamo, sotto la curva Pisani...».

Certo, magari un gol da tre punti, magari già domenica...
«Ci proverò, so che devo tirare di più...».

Ma se la prossima estate lei potesse scegliere, in quale grande andrebbe a giocare?
«Non mi piace questo gioco. È noto che da giovane ero un simpatizzante della Juve, ma era normale dato che allora la Juve vinceva tutto. Poi ho apprezzato l'Inter di Mourinho, e come a tutti mi piace il Barcellona quando fa calcio».

Ma lei non s'è sempre definito atalantino?
«Appunto. A 12 anni mister Alessio Pala dopo avermi visto palleggiare in uno stage estivo dalle mie parti, nelle Marche, mi invitò a mille provini. Ma i miei coetanei fisicamente erano il doppio di me e non trovavo mai spazio. Poi mi mandò da Buongiorni che mi ha portato una stagione al Margine Coperta e a 15 anni sono arrivato a Zingonia. Ma già da quando di anni ne avevo 12 in testa mi frullava l'Atalanta...».

Ogni volta che lei fa gol si parla di Nazionale. Questa volta ne ha segnati due....
«La serie A, poi i gol, una grande, la Champions League, la Nazionale. Tutti ci pensano se fanno i calciatori. Ma poi arrivarci è un'altra cosa».

Il suo ruolo da domenica è definitivamente quello di esterno sinistro?
«Oggi il calcio ti chiede adattamento, io cerco di adeguarmi. A questo punto credo di poter giocare da esterno sinistro, e va benissimo. Ma un giorno mi piacerebbe per esempio fare cinque partite di fila da trequartista. E magari provare da mezzala nel centrocampo a tre... Ma io gioco dove mi mette il mister, sia chiaro...».

Il suo parere sugli alti e bassi di questa Atalanta?
«Difficile capirlo, incidono tante variabili...».

Può essere vero che la squadra si esprime al meglio solo quando vede il pericolo?
«Può essere una delle cause. Non credo l'unica. Ma ora guardiamo avanti, al Pescara...».

P. Ser.

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