Manfredini: «Atalanta silenziosa
Non ero più così importante»

«Capisco che qualcuno si sentirà tradito. Non è la verità, ma capisco...». Thomas Manfredini parla da Genova. Ha già sostenuto il primo allenamento con la sua nuova squadra. Sembra provato, quasi sofferente nel momento dei saluti a Bergamo.

«Capisco che qualcuno si sentirà tradito. Non è la verità, ma capisco...». Thomas Manfredini parla con un filo di voce, è in albergo a Genova, ha già fatto il primo (mezzo) allenamento con la sua nuova squadra. A sentirlo sembra provato, quasi sofferente nel momento dei saluti a Bergamo. I cinici probabilmente lo giudicheranno falso, lui prova a spiegare la sua posizione. Senza lanciare accuse per difendersi, ma anche senza la banale retorica che di solito prevale in questi momenti.

Manfredini, ci vuole raccontare cos'è successo? «Facile: dopo l'espulsione di Torino s'è fatto vivo il Genoa, sapendo che avrei saltato l'Udinese per squalifica nell'ultima partita prima dei trasferimenti mi hanno contattato...».

Certo, lei è il pupillo di Del Neri. «Più o meno, Del Neri mi apprezza e mi voleva con lui. Il giorno dopo io mi sono subito presentato all'Atalanta e ho messo tutti al corrente della proposta ricevuta. In modo del tutto trasparente. Mi offrono tot, per tot tempo, a queste condizioni. E ho aggiunto: vi prego di dirmi qualcosa in fretta. Se volete tenermi, se mi lasciate andare, se...».

L'Atalanta ha scelto di lasciarla andare? «Non proprio. Anzi, forse è meglio dire non subito. Io chiedevo che mi dicessero qualcosa, invece la scelta è stata quella del silenzio. Ho sempre chiesto io risposte, a tutti. E francamente devo dire che ho avuto la sensazione di non essere più così importante per l'Atalanta...».

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