Stendardo avvocato
Schelotto rimandato

di Roberto Belingheri

Visto così, con Jingle Bells in sottofondo, a Ezequiel Schelotto si potrebbe anche dare una carezza. Certo, invece di essere a casa a meditare sulla scoppola di Torino, domenica sera è salito in macchina ed è corso a Milano. Primo errore. L'A4 come fosse la sua amata fascia destra, il tutor sfidato come i terzini avversari. Poi là, nel bel mezzo della sera, si è ritrovato la sua (ex) bella, quella che da mesi gli ingarbuglia il cuore. E la notte s'è fatta lunga e tormentata, difficile da gestire. Ma Jingle Bells, dopo un po', rompe le scatole. Svanito l'effetto «siamo tutti più buoni», la vicenda va guardata per quel che è.

Di certo, non un esempio da seguire. Schelotto è un calciatore professionista. Giovane, ma non un esordiente. Sa quali sono le regole. Fidanzate, discoteche, annessi e connessi sono consentiti quando lo dice la società. Non la domenica sera dopo una sconfitta, non la sera prima di un allenamento. Schelotto ha sbagliato e, diciamolo perché non siamo nati ieri, ha avuto la sfortuna di essere «beccato». Non è un furbetto isolato. Anzi: chissà quante volte molti suoi colleghi avranno fatto l'alba negli stessi locali da tronisti, senza nemmeno aver la scusa delle vicende sentimentali da appianare. Solo che non li beccano: la vita, a volte, è questione di dettagli.

È strano, il pallone. Avevamo appena finito di credere in un calcio migliore, osservando la vicenda di Guglielmo Stendardo. Anche lui ha infranto le regole. Solo che lui ha dovuto scegliere tra ragion di campo e cervello, e ha scelto il cervello. Stendardo offre un'immagine di calciatore da promuovere, da indicare ad esempio: il pallone non è nemico dei libri. Ma è, purtroppo, un'eccezione. Mentre lui ama palleggiare con le citazioni latine, molti suoi colleghi di fronte a un congiuntivo fanno come Denis domenica davanti a Buffon: s'impappinano.

Ecco: nemmeno il tempo di una pacca sulla spalla al futuro (scongiuri) avvocato, e rieccoci alla realtà. Purtroppo, Schelotto ha concentrato in una notte tutti i preconcetti che circolano sui calciatori. Sregolati, sempre dietro alle donne, notti insonni e poi in campo, strafottenti con tutti. La sensazione però è che un po' abbia ragione Pierpaolo Marino: Schelotto non è tutto questo. Tra Mario Balotelli e Cristian Raimondi, ci sono tante vie di mezzo. Schelotto è scivolato lì, con le sue fragilità da Lucignolo.

Si può essere fragili nonostante i tanti cavalli sotto il cofano, il portafogli col turbo e tante signorine che ti sorridono. Anzi: forse si può essere fragili proprio per tutto questo. Chi non ha un lavoro inorridirà a ragione, ma se trovarsi di colpo ricchi e famosi fosse solo rose e fiori non conteremmo, nella storia del calcio, tanti ragazzi che si sono buttati via.

E allora Schelotto merita certo una punizione, perché le regole sono regole e lui ne ha infranta una collezione, ma poi merita un'occasione sul campo. Dicono che lunedì fosse disperato, affranto per le voci sugli schiaffi. Per i quali, va ricordato, non c'è stata denuncia.

Matias Ezequiel Schelotto è nato con un dono di natura: quella corsa straripante, che da sola ti fa pensare d'aver fatto bene a pagare il biglietto. Quest'anno la sua corsa sembra zavorrata, la sua testa appesantita. Chissà: forse adesso che la goccia ha fatto traboccare il vaso sull'asfalto di Milano, anche quella zavorra sarà più leggera. Ezequiel, finora, ha trascorso i ritiri in camera con Moralez. Fossimo nella società, ora lo metteremmo proprio con Stendardo. Non perché gli possa servire un avvocato, ma perché spesso i buoni esempi sono contagiosi.

E se ci fosse una tripla disponibile, con Stendardo potrebbe passare qualche ora anche Karamoko Cisse, l'attaccante dell'AlbinoLeffe trovato positivo alla cannabis. Farsi una canna nei giorni di vigilia di una partita: che ideona. Di certo, è un «bel» periodo per il calcio bergamasco. Sarà il mese: un anno fa arrestavano Doni, ora «casi» a raffica. Metti su Jingle Bells, va. E alza bene il volume.

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