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Sport / Bergamo Città
Mercoledì 28 Novembre 2012
Conte: «Le mie dimissioni?
Accettate per quieto vivere»
«L'Atalanta inizialmente respinse le mie dimissioni, poi venni contestato. Il giorno dopo le accettarono. Non so da cosa dipese il cambiamento, mi viene da dire che accettarono per quieto vivere». È un passaggio delle dichiarazioni rese da Antonio Conte al pm Carmen Pugliese.
«L'Atalanta inizialmente respinse le mie dimissioni, poi venni contestato. Il giorno dopo le accettarono. Non so da cosa dipese il cambiamento, mi viene da dire che accettarono per quieto vivere». È un passaggio delle dichiarazioni rese da Antonio Conte al pm Carmen Pugliese il 24 febbraio 2011, nel corso di un interrogatorio come persona informata sui fatti nell'ambito dell'inchiesta sugli ultrà.
«Al mio arrivo trovai un ambiente deluso, in quanto l'Atalanta non aveva ancora vinto una partita di campionato. Il mio lavoro portò buoni risultati: la squadra ebbe cinque risultati utili consecutivi. La sesta partita, giocata a Livorno, fu la prima sconfitta e negli spogliatoi ebbi un diverbio con Doni. Lui tirò un pugno alla porta, poi anche io lo feci per far capire che anche io sapevo tirare un pugno. La reazione di Doni fu determinata probabilmente dal fatto che lo ripresi davanti a tutta la squadra. Il giorno dopo feci ai giocatori un discorso incentrato sulla necessità di pensare al "noi" e non all'"io". In seguito, mi accorsi che qualcosa si era inceppato. Poi iniziò un attacco mediatico molto forte nei miei confronti».
Anche Conte intrattenne frequenti e amichevoli rapporti con il capo ultrà Claudio «Bocia» Galimberti, principale indagato nell'inchiesta, mandandogli persino un sms dopo una condanna penale: «Ho letto che ti hanno dato 5 mesi, mi dispiace».
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