Bonaventura, l'antipersonaggio
«Troppi sms, cellulare in tilt»

Il gol all'Inter gli ha mandato in tilt il cellulare, l'ipotesi di dover lasciare Bergamo perché diventerà un uomo mercato lo intristisce. E se andrà via, lo farà solo per una grandissima squadra. Giacomo Bonaventura è personaggio perché antipersonaggio.

Il gol all'Inter, con la grandinata di sms di complimenti, gli ha mandato in tilt il cellulare, l'ipotesi di dover lasciare Bergamo perché diventerà un uomo mercato lo intristisce. E se andrà via, lo farà solo per una grandissima squadra. Giacomo Bonaventura è personaggio perché antipersonaggio.

Il giorno dopo aver segnato il suo terzo gol nelle ultime cinque partite - c'è molto di suo nei 13 punti su 15 conquistati dall'Atalanta nelle ultime tre settimane - smonta qualsiasi provocazione. Più le domande volano alte, più le sue risposte ti zavorrano in basso.

«Ma io sono così - spiega Jack per spiegare il suo stile -. Non mi esalto e non mi abbatto. Cerco di essere critico con me stesso, ascolto l'allenatore, lavoro per migliorare».

E i miglioramenti, nell'ultimo periodo, sono stati impressionanti.
«Ci sono stati, sì. Ma io credo che sui giudizi pesino molto i gol. Se segni, i commenti sono sempre un po' più benevoli. Dato che ho segnato tre gol in cinque partite, mi rendo conto che l'euforia...».

Per la verità sono cambiate anche le sue prestazioni. Con il Napoli ci ha regalato un recupero prodigioso su Maggio, rubandogli palla al limite dell'area. E poi s'è girato verso i suoi compagni con un urlo di carica...
«Tutto vero, ma anche quello fa parte di un processo di crescita. Se giochi con continuità sei più tranquillo, se sei più tranquillo cerchi la giocata e la giocata ti riesce».

Come contro l'Inter. Contro Zanetti.
«Sì, domenica è andato tutto piuttosto bene. Mi emoziona ancora adesso l'idea di aver giocato contro Zanetti, e aver fatto la mia parte. È un simbolo del calcio, da ragazzino lo vedevo in tv. Un campione».

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